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Verso una Pasqua a "porte chiuse", le indicazioni del Vescovo per le cerimonie

Venerdì 27 marzo si sono riuniti in videoconferenza i vescovi della Regione Emilia-Romagna. Dopo un confronto sulla situazione creatasi con la pandemia da coronavirus nelle diverse diocesi e un ricordo dei defunti, degli ammalati, delle famiglie e di tutti gli operatori impegnati in prima linea, sono stati concordati alcuni orientamenti per le settimane che seguono, tenendo conto delle informazioni attualmente disponibili. In qualche caso, data anche la mappa diversificata del contagio da zona a zona, si è deciso di lasciare alle singole diocesi le scelte più opportune da assumere.

Si possono già anticipare alcune indicazioni per le nostre diocesi di Modena-Nonantola e Carpi, partendo dal presupposto che la celebrazione liturgica delle Palme (5 aprile) si svolgerà a porte chiuse, con la benedizione ma senza la distribuzione dell’ulivo. Anche il Triduo pasquale verrà celebrato a porte chiuse: nei casi in cui è possibile, concordando con i collaboratori e i consigli pastorali parrocchiali, si può attivare la diretta video, coinvolgendo nella celebrazione il minor numero possibile di persone.

All’inizio della Settimana Santa verranno messi a disposizione delle famiglie alcuni sussidi per celebrare il Triduo anche in forma “domestica”, da integrare o sostituire alle celebrazioni in diretta video, in modo che si esprima attivamente il sacerdozio battesimale dei fedeli. Mella stessa occasione verranno anche messi a disposizione di tutti, distinguendo le diverse età, alcuni semplici sussidi per vivere la riconciliazione e il perdono dei peccati in questo tempo straordinario;

In vista della Pasqua alcuni presbiteri riceveranno la facoltà di assolvere gli ammalati e gli operatori sanitari, negli ospedali in cui siano stati allestiti reparti per la cura del COVID-19, secondo il rito della “assoluzione generale”.

Le richieste da parte di alcuni fedeli in ordine all’organizzazione di particolari riti e gesti di devozione popolare, vanno esaminate caso per caso, rispettando le tradizioni delle singole parrocchie e diocesi. Mons. Castellucci specifica: "In ogni caso i gesti e le formule che si impiegano per implorare la fine del contagio non devono originare confusione tra l’autentica supplica cristiana, che richiede l’umiltà dei figli, e lo sbilanciamento sugli interventi miracolosi, che talvolta sconfina nella superstizione".

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