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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Don Fernando Bellelli non è più sacerdote, il Papa firma l'estromissione dal clero

E' giunto a conclusione il procedimento canonicoa carico del 42enne modenese, ex parroco di Portile, che dveste l'abito talare. La replica: "Un attacco alle mie idee teologiche di corrente"

Si interrompre dopo quasi 17 anni l'esperienza sacerdotale di don Fenando Bellelli. "Il 2 aprile scorso la Congregazione per il Clero ha comunicato all’arcivescovo di Modena-Nonantola, Erio Castellucci, la decisione, presa da papa Francesco il 20 marzo precedente, di dimettere il sacerdote dallo stato clericale, con relativa dispensa dagli obblighi sacerdotali, compreso il sacro celibato. Tale decisione è inappellabile e non è soggetta ad alcun tipo di ricorso". Lo spiega una nota dell'Arcidiocesi in riferimento alla vicenda dell'ormai ex sacerdote 42enne, finito al centro di una doppia inchiesta, sia della giustizia ordinaria che di quella canonica.

la Chiesa modenese spiega: "La decisione del Papa costituisce l’esito di un approfondito procedimento canonico avviato dall'Arcidiocesi nel febbraio del 2016 e portato avanti sulla base di indicazioni e richieste da parte della Congregazione per il Clero. Il procedimento non ha riguardato imputazioni penali, né canoniche né civili, inerenti persone minori, ma ha riguardato aspetti fondamentali della vita sacerdotale. Fernando Bellelli non è scomunicato - si precisa - rimane in comunione con la Chiesa in quanto fratello battezzato in Cristo ed è invitato ad attingere, come ogni fedele, alla grazia del Vangelo e dei sacramenti".

Le idee teologiche di Bellelli si erano intrecciate alla gestione della realtà parrocchiale di Portile, suscitando malumori tra i fedeli e portando alle dimissioni dal ruolo di parroco nel 2014, da lì la posizione del sacerdote si era aggravata, nonostante le accuse mosse dalla "vox populi" paesana si fossero rivelate nulle.

Lo stesso Bellelli lo spiega in una pronta replica che riassume il suo punto di vista: "A fronte di accuse giudiziarie totalmente infondate e dichiarate tali, essendo nato a mio carico un procedimento canonico amministrativo interno che si era concluso con la revoca dell’irrogazione di una sospensione provvisoria dall’esercizio delle mie funzioni ministeriali, a quel provvedimento ho reagito ritenendolo ingiusto, considerandolo soprattutto un attacco alle mie idee teologiche di corrente. Per coerenza con me stesso e con i miei fedeli ho cercato di far valere le mie ragioni in un nuovo procedimento in ambito canonico, laddove in modo purtroppo insindacabile è stata seguita dagli organi superiori una procedura alternativa a quella che consente un pieno contraddittorio e dunque la possibilità di una difesa piena e dinamica".

Amarezza dunque per l'ex presbitero, che tuttavia accetta il verdetto: "Il provvedimento finale, proprio in virtù di questa procedura alternativa, reca la firma del Santo Padre e io non posso che accettarlo e non posso che attingere, così come deve fare ogni fedele e come ricordato dal comunicato dell’Arcidiocesi, alla grazia del Vangelo e dei Sacramenti. Da fratello e battezzato in Cristo rivolgo una preghiera per tutti coloro con i quali in questi diciassette anni di ministero presbiterale abbiamo fatto del bene servendo la Chiesa Cattolica e per tutti coloro che mi hanno sostenuto nell’affermare quelle che continuo a pensare siano le mie ragioni e rivolgo un ringraziamento particolare ai legali che mi hanno assistito tanto nella giustizia italiana che in quella canonica Avv. Luca Andrea Brezigar e Avv.ssa Lucia Teresa Musso".
 

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