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Ricerca. Uno studio Unimore evidenzia le risposte ai farmaci anti-epilettici nei bambini

Un semplice prelievo ematico potrebbe rivelare nei bambini che soffrono di epilessia la possibilità di una risposta positiva ai farmaci antiepilettici. Lo rivela uno studio osservazionale condotto, su 114 bambini sotto ai 14 anni, da ricercatori modenesi di Unimore, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e dell’AUSL di Modena

Ricercatori Unimore, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e dell’AUSL di Modena, coordinati dal prof. Giuseppe Biagini del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, hanno condotto uno studio sui livelli plasmatici di ghrelina e des-acil ghrelina nei bambini con epilessia al fine di stabilire una possibile relazione con la risposta ai farmaci antiepilettici (AED).

La ghrelina ed il suo derivato, des-acil ghrelina, sono ormoni prevalentemente prodotti dallo stomaco che sono stati studiati in vari modelli sperimentali per le loro proprietà antiepilettiche, sino ad oggi non ancora caratterizzate nell’uomo. Lo studio effettuato dai ricercatori modenesi si è posto come obiettivo la valutazione di eventuali variazioni nella produzione di questi ormoni nei pazienti in età pediatrica affetti da epilessia, considerando separatamente coloro che presentavano una buona risposta ai farmaci antiepilettici e confrontandoli con pazienti resistenti alla terapia farmacologica.

Sorprendentemente, i ricercatori hanno dimostrato che ghrelina e des-acil ghrelina sono prodotti in maggior quantità nei pazienti che presentano una risposta ottimale ai farmaci antiepilettici.

“Questo risultato – afferma il prof. Giuseppe Biagini di Unimore - fa ritenere che gli ormoni oggetto dello studio siano importanti per determinare una riduzione ottimale delle crisi epilettiche e, inoltre, che possano costituire un biomarcatore di risposta ai farmaci utilizzati per curare l’epilessia. In quest’ultimo caso, ghrelina e des-acil ghrelina potrebbero costituire il primo biomarcatore disponibile per controllare con un semplice prelievo ematico la possibilità che possa verificarsi una risposta positiva alla terapia farmacologica nei pazienti che soffrano di epilessia”.

La ricerca, cui hanno collaborato anche il dott. Tommaso Trenti, Direttore dei Dipartimento di Medicina di Laboratorio ed Anatomia Patologica dell'AUSL di Modena, e la dott.ssa Azzurra Guerra, neuropediatra del Policlinico di Modena, è stata pubblicata sul primo numero del mese di luglio della prestigiosa rivista scientifica di settore “Neurology”, edita dalla American Academy of Neurology. Ne sono autori la dott.ssa Maddalena Marchiò, attualmente assegnista di ricerca presso il Laboratorio di Epilettologia Sperimentale del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, diretto dal prof. Giuseppe Biagini,  la dott.ssa Laura Roli, che ha perfezionato la sua esperienza di ricerca presso il Laboratorio di Analisi dell’Ospedale di Baggiovara, diretto dal dott. Tommaso Trenti, la dott.ssa Carmela Giordano, che ha recentemente conseguito il dottorato di ricerca in Medicina Clinica e Sperimentale presso Unimore, e la dott.ssa Elisa Caramaschi, neuropediatra collaboratrice della dott.ssa Azzurra Guerra.

Lo studio, finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito di un progetto di ricerca finalizzata, è stato condotto dal mese di novembre 2014 al mese di giugno 2016, ed ha seguito un metodo osservazionale interessando complessivamente una popolazione di 114 pazienti con epilessia, di età compresa tra 3 mesi e 14 anni, 77 dei quali individuati come responsivi, in quanto non presentavano crisi epilettiche ricorrenti grazie al trattamento farmacologico, e 37 non responsivi, non avendo presentato una riduzione significativa delle crisi epilettiche nonostante l’impiego di più farmaci, nonché confrontando entrambi i sottogruppi con 59 bambini reclutati come controlli.

“In questi pazienti, col consenso informato delle famiglie - spiega il prof. Giuseppe Biagini, docente di Fisiologia a Unimore - abbiamo misurato la ghrelina e la des-acil ghrelina mediante saggi immunologici in campioni di sangue ottenuti dopo il digiuno notturno”.

Sebbene i ricercatori non si attendessero differenze clamorose tra i tre gruppi coinvolti nello studio, è stato invece notato che i livelli plasmatici di ghrelina erano raddoppiati nei pazienti responsivi ai farmaci antiepilettici, sia quando confrontati con i controlli sani, sia se confrontati con i pazienti non responsivi, ossia con crisi epilettiche resistenti ai farmaci. Anche i livelli plasmatici di des-acil ghrelina erano più elevati nello stesso gruppo responsivo ai farmaci. Le differenze osservate, molto significative, hanno suggerito che la risposta ai farmaci antiepilettici possa essere agevolata dall’attivazione di meccanismi coinvolti nella regolazione della produzione di ghrelina. E’ interessante notare che tali meccanismi sono esterni al cervello, essendo ghrelina e des-acil ghrelina dei peptidi prodotti dall’apparato gastroenterico. Pur non conoscendo le modalità con le quali possa realizzarsi l’incremento di produzione dei peptidi studiati, i ricercatori modenesi ritengono che l’aumento di tali peptidi possa determinare la differenza nella risposta osservata alla terapia farmacologica. Altrettanto interessante è notare come già esistano farmaci analoghi alla ghrelina, attualmente oggetto di studio per un loro possibile impiego farmaceutico.

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