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Lavoro Nero, Emilia-Romagna terza regione in Italia per casi scoperti

Cattive notizie dal Report del Ministero del Lavoro, aggiornato al 2017. Il dato è in crescita e preoccupa anche un quarto posto per l'impiego illecito di minori

Nel 2017 l'Emilia-Romagna è stata la terza regione in Italia, dietro Lombardia e Campania, per numero di lavoratori irregolari riscontrato con 7.965 casi, numero in crescita rispetto ai 7.470 del 2016. Questo il dato principale del Rapporto del ministero del Lavoro sulla vigilanza ispettiva e i rapporti nei luoghi di lavoro, ripreso da Libera nel proprio report sul caporalato in regione. 

Ma l'Emilia-Romagna non può sorridere neppure sul fronte degli illeciti riguardanti l'occupazione irregolare di lavoratori minori, nella cui classifica si piazza, per il 2017, al quarto posto (dietro Lombardia, Puglia e Campania) con 11 casi, anche se il dato è in netto calo rispetto ai 28 casi riscontrati nel 2016. Dalle 11.075 ispezioni svolte lo scorso anno è poi emerso che la provincia con il più alto livello di irregolarità accertata è quella di Reggio Emilia (74,43%), seguita da Forlì-Cesena (68,15%), Rimini (64,09%), Bologna, Parma e Piacenza (60%), Ferrara e Ravenna (54%) e Modena (53,2%). 

I settori in cui si registrano i picchi di lavoro irregolare variano a seconda della provincia: a Bologna, ad esempio, si registra un 72,6% in alloggi e ristorazione e un 69% nell'autotrasporto, a Forlì-Cesena un 78,2% nella ristorazione e un 73,9% nel manifatturiero, a Modena un 72% nell'autotrasporto e un 71,4% nei servizi di info-comunicazione, a Rimini un 69,2% in commercio e ristorazione, a Ferrara e Ravenna un 71,8% in sanità e servizi sociali privati, a Parma un 77,5% nell'attività immobiliare, a Reggio Emilia un 79,3% nel manifatturiero e un 74,6% nei servizi, fino all'81,8% registrato a Piacenza nei servizi di supporto alle imprese.

Per quanto riguarda il caporalato, Libera osserva, sulla base del rapporto 2018 'Agromafie e caporalato' della Flai-Cgil, che in Emilia-Romagna le province più colpite dal caporalato tradizionale, vale a dire quello del lavoro nei campi, sono Forli'-Cesena e Ravenna, dove lo sfruttamento (assenza di contratto e salario minore di quello sindacalmente previsto) riguarda tra il 15 e il 18-20% dei lavoratori del settore. Ma il fenomeno, spiega l'associazione antimafia, "non riguarda solo l'agricoltura, ma tutti i settori, anche se purtroppo non ci sono dati che possano dare un quadro completo della situazione". Ad esempio, scrive Libera citando la relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre del 2017, la 'ndrangheta "continua a far leva sul bisogno di lavoro delle nuove generazioni, proponendosi come vero e proprio welfare alternativo". 

Un aspetto, si ricorda nel report, che "emerge con potenza dal processo Aemilia". Ma esempi di caporalato in regione, osserva l'associazione, si trovano in vari settori, come dimostrano le vicende del comparto delle carni nel modenese, con i casi di "appalti vinti da cooperative spurie", o le storie di sfruttamento in alcuni laboratori tessili gestiti da cittadini cinesi (nel report si citano i casi di Bargellino di Calderara di Reno, di San Matteo della Decima e di Mordano, in provincia di Bologna), o alla DP Gomma, ditta che produce componenti di gomma per auto per conto della Atg, azienda austriaca con sede a Castello d'Argile, nel bolognese. Lì, ricorda Libera, "venivano sfruttati una trentina di lavoratori pakistani, che lavoravano 12 ore al giorno e venivano pagati 1.200-1.300 euro al mese, dovendone pero' restituire la metà al datore di lavoro". 

(DIRE)

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