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Violenza sulle donne, in crescita costante le richieste di aiuto ai Centri modenesi

Si sono rivolte alla Casa delle donne contro la violenza già 370 persone, un numero in crescita rispetto al 2017. Guadagnini: “Fenomeno diffuso, trasversale e dilagante”

Nel 2018 sono già 370 le donne che si sono rivolte alla Casa delle donne contro la violenza di Modena, raggiungendo così, quando mancano ancora due mesi alla fine dell’anno, la stessa cifra dell’intero 2017 e confermando un trend in crescita dal 2010, quando le donne che si erano rivolte al centro antiviolenza erano state 271. Il centro antiviolenza di Modena ha valenza provinciale e le richieste riguardano sia lo sportello modenese che quelli di Castelfranco, Pavullo e Medolla, oltre al centro antiviolenza di Vignola.

I dati, che ne dettaglio riguardano il 2017 perché quelli del 2018 sono ancora in fase di elaborazione, sono stati forniti nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata contro la violenza sulle donne che cadrà domenica 25 novembre. Alla presentazione sono intervenute l’assessora alle Pari opportunità Irene Guadagnini, Elena Montorsi, della Casa delle donne contro la violenza, e rappresentanti delle associazioni che compongono il Tavolo comunale per le pari opportunità e la non discriminazione che ha curato il programma di iniziative ed eventi, in corso fino a dicembre, che come ogni anno porta l’attenzione su un fenomeno che, come sottolinea l’assessora Guadagnini, “non accenna a diminuire. I dati, pur parziali – prosegue l’assessora – perché ancora manca un’intersezione tra chi si rivolge ai centri antiviolenza, chi al pronto soccorso e chi alle forze dell’ordine, ci restituiscono l’immagine di una violenza diffusa, trasversale e dilagante. Di fronte a questo non possiamo tacere, e cogliamo tutte le occasioni per contrastare l’idea che è alla base della violenza di genere, quell'inferiorità, disparità e debolezza che rende le donne oggetti e non soggetti”.

Arte contro la violenza, il programma delle iniziative modenesi

Oltre la metà (il 57%) delle donne che si sono rivolte agli sportelli nel 2017 è italiana, mentre tra le donne di origine straniera le più numerose provengono dal Maghreb. Circa il 22% delle donne sta continuando un percorso di uscita dalla violenza iniziato negli anni precedenti. In maggioranza (56%), le donne che si rivolgono al centro sono sposate e, nella grandissima parte dei casi, hanno subito violenza dal marito o dal convivente.

Quasi la metà delle donne accolte ha figli, per la maggior parte minori, spesso di età compresa tra la scuola dell’infanzia e le elementari. Un altro dato, “preoccupante perché indica che la violenza quindi non colpisce solo le donne ma anche i loro figli” sottolineano le operatrici del Centro, è che la quasi totalità dei figli (il 95% rispetto al 55% del 2016) subisce violenza assistita ed è in crescita anche la percentuale dei bambini e ragazzi che subisce sia violenza assistita che diretta (66%, rispetto al 35% del 2016). Un altro dato rilevante riguarda la crescita delle donne che hanno subito violenza durante la gravidanza, pari all’11,9% del totale, con un aumento dell’8% al 2016.

La principale violenza denunciata è quella psicologica (84%), seguita da quella fisica (63%) ed economica (43%), ma molte donne raccontano di aver subito più di una forma di violenza. Le donne riportano soprattutto la mancanza di una solida rete familiare o amicale che permetta loro di uscire dall’isolamento in cui la violenza le segrega e di ottenere un aiuto concreto. Per le donne migranti, la denuncia riguarda la dipendenza dal coniuge maltrattante per quanto riguarda i documenti di soggiorno, la scarsa conoscenza dell’italiano e delle reti istituzionali; la mancanza di risorse economiche proprie; la poca conoscenza dei propri diritti e la scarsa fiducia nella legge; i forti pregiudizi e le pressioni da parte della famiglia d’origine o dei figli adolescenti; i tempi lunghissimi delle leggi, della giustizia e della burocrazia.

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