rotate-mobile
Attualità

La Direzione del Lavoro le nega la maternità prolungata, mamma ottiene giustizia sei anni dopo

Il Tar ha condannato l'ufficio modenese del Ministero del Lavoro, il cui operato è stato giudicato "viziato da eccesso di potere, palesemente irragionevole e discriminatorio". Una dipendente della Liu Jo si era vista negare l'opportunità di assentarsi da un lavoro che avrebbe impedito di seguire il figlio nei primi mesi di vita

Prolungare il diritto di rimanere a casa da lavoro (per giusta causa) dopo aver partorito? Si può, ma non sempre è così facile vedersi riconosciuto questa possibilità. A Modena, ad esempio, l'ok è arrivato a distanza di sei anni dal parto. E c'è voluto un giudice per dar ragione alla mamma che non ha mandato giù lo stop alla concessione del tempo extra e ha intrapreso una battaglia legale rivolgendosi al Tar. 

Nel 2013, infatti, la Direzione territoriale modenese del ministero del Lavoro ha respinto la richiesta della ditta per cui lavorava la donna, il noto marchio di abbigliamento Liu Jo, di prolungare l'astensione obbligatoria fino a sette mesi dopo il parto per la sua dipendente. Lei, Caterina, di mestiere 'visual merchandising' con un contratto a tempo indeterminato, ha partorito a gennaio di sei anni fa e, proprio per le caratteristiche del suo lavoro, l'azienda aveva chiesto di poter allungare il suo periodo a casa insieme al figlio per tutelare la salute di entrambi. Infatti, come si legge nella sentenza del Tar che le ha dato ragione pochi giorni fa bocciato il 'no' del 2013, "comportava frequenti trasferte di servizio con prolungate assenze dal luogo di residenza nonchè manipolazione di carichi rilevanti e attività particolarmente affaticanti". Inoltre "era adibita a lavori vietati o ritenuti pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino in quanto esposta a rischi" e per l'azienda "non era possibile eliminare le suddette condizioni pregiudizievoli". 

Insomma, riconoscono i giudici, era impossibile "adibirla ad altre mansioni confacenti ai sensi delle medesime norme" e per questo era partita la richiesta al ministero del Lavoro e all'Inps di prolungare fino a sette mesi il periodo tradizionale della maternità. Ma appunto le fu detto di 'no'.

La richiesta avanzata da Liu Jo, tutelata della legge se accompagnata da giusta causa, però veniva negata dalla Direzione territoriale del ministero del Lavoro di Modena perchè il ragionamento fatto fu che "dalla documentazione prodotta non possono ravvisarsi le condizioni che postulano la necessità di una astensione dal lavoro perchè pregiudizievole alla salute del bambino", si legge sempre nella sentenza del Tar che ricostruisce i passaggi della vicenda. 

Davanti a questa decisione però la donna non si è data per vinta e nel 2013 ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo dell'Emilia-Romagna per far annullare la decisione presa nel 2013. E ha aspettato fino all'11 luglio di quest'anno per veder riconosciute le sue ragioni quando il Tar, sei anni dopo appunto, ha accolto il ricorso e annullando l'atto impugnato, cioè il 'nò ministeriale. L'istanza con cui era stata respinta la richiesta di Liu Jo "appare non compiutamente motivata, viziata da eccesso di potere, palesemente irragionevole e discriminatorio", si legge nel testo della sentenza. Il Tar oltre ad annullare quanto deciso nel 2013, condanna la sezione territoriale del Ministero del Lavoro e dell'Inps al pagamento delle spese legali sostenute dalla donna, per un totale di 3.000 euro.

(DIRE)

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Direzione del Lavoro le nega la maternità prolungata, mamma ottiene giustizia sei anni dopo

ModenaToday è in caricamento