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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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A cura di Simone Grillini

Mowgli - Il figlio della giungla - La recensione

Una versione de “Il libro della giungla” più dark e fedele all’opera originale che, nonostante i vari difetti, premia il coraggio. Voto: 6,5

“Ho visto la giungla riporre le proprie speranze nelle mani di una piccola creatura come non se n’erano mai viste prima di allora.”

Il film parla della storia di Mowgli, un ragazzo rimasto orfano a causa della tigre Shere Khan e cresciuto nella giungla con i lupi. Nonostante le evidenti differenze con il resto del branco, prova con tutte le proprie forze ad integrarsi ed essere considerato al pari di tutti gli altri. Un giorno, però, si ritrova ad affrontare la tigre e con esso le proprie origini umane.

Viene naturale paragonare tale pellicola rilasciata su Netflix il 7 dicembre 2018 con il live-action Disney di Jon Favreau uscito nel 2016 chiamato “Il libro della giungla”, ma bisogna evidenziare che le due opere sono tra loro ben distinte. Infatti questo nuovo adattamento è ben più fedele all’opera originale scritta da Rudyard Kipling nel 1894 dove si cerca di ricreare un’atmosfera più cupa e realistica. Inoltre la giungla viene concepita come un luogo pericoloso, un posto freddo dove la morte è sempre presente. 

Andy Serkis, alla regia, compie un discreto lavoro risultando sempre sufficientemente chiaro nelle varie scene. Allo stesso modo anche la fotografia, il sonoro e le musiche sono ben fatte. Il doppiaggio italiano è sempre buono, ma è caldamente consigliata la sua visione nella versione originale perché rende decisamente meglio per via del cast d’eccezione dalla quale il lungometraggio è formato. Infatti spiccano nomi molto noti al grande pubblico come Christian Bale, Cate Blanchett e Benedict Cumberbatch che, però,  interpretano gli animali della giungla, perciò la loro presenza non la si può notare nella nostra lingua e ciò toglie certamente qualcosa alla pellicola. Bisogna, però, riconoscere anche che lo stesso Rohan Chand nel ruolo di Mowgli è stato sorprendentemente in parte.

La prima metà di film è ben strutturata e presenta la storia adeguatamente prendendosi tutto il tempo necessario, ma, al contrario, la parte conclusiva è raccontata troppo frettolosamente a causa anche di una sceneggiatura approssimativa e non priva di lacune e da un montaggio discontinuo. Inoltre, non tutti i personaggi sono ben caratterizzati ed alcuni, nonostante sembrino avere un impatto importante verso il protagonista, mancano completamente di un adeguato approfondimento. 

In un lungometraggio come questo ha un ruolo non poco rilevante la CGI, la computer grafica, che viene utilizzata, in particolar modo, per la creazione dei diversi animali della giungla. Purtroppo, da questo punto di vista, il film fallisce e gli effetti speciali riprodotti stonano nei confronti dei personaggi in carne ed ossa.

“Mowgli - Il figlio della giungla” è una pellicola coraggiosa per aver portato una storia ben conosciuta da un target generalmente costituito da bambini ad uno più adulto. Proprio per questo motivo che, nonostante i vari difetti, è un lungometraggio maturo e profondo da aggiungere, senza alcun dubbio, nella lista dei film da guardare.

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