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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Sassuolo

Usura, estorsioni e Carabinieri compiacenti: blitz e due arresti a Sassuolo

In manette due persone della famiglia Ambrisi, alla guida di una banda criminale che da anni spadroneggiava nel distretto ceramico, con estorsioni e prestiti usurai. Coinvolti anche tre uomini dell'Arma. Sequestri per quasi 1,7 milioni di euro

All'alba di oggi è scattata la seconda fase dell’operazione “The Untouchables”, che ha portato all'emissione di cinque misure di custodia cautelare a Sassuolo che hanno interrotto l'attività criminale di un gruppo attivo ormai da molti anni nella zona di Sassuolo e in tutto il distretto ceramico. Polizia di Stato e Guardia di Finanza di Modena, coordinate dalla Procura, hanno infatti messo la parola fine ad un fenomeno conosciuto – almeno per sentito dire – da quasi un paio di decenni, ossia le estorsioni e l'usura di un gruppo di “intoccabili” legati alla famiglia Ambrisi, nome ben conosciuto in tutto il comprensorio.

I NOMI - Sono così finiti agli arresti domiciliari due persone considerate il vertice dell'organizzazione, Rocco Ambrisi e Adamo Bonini, entrambi 41enni, che secondo Polizia e Finanza avrebbero messo in atto una lunga serie attività di usura ed estorsione nei confronti di privati ed imprenditori che a loro si rivolgevano a causa dell’impossibilità di accedere ai canali di credito tradizionali. Agli arresti si aggiungono le denunce di una mezza dozzina di persone, che rappresentano “il braccio” dell'organizzazione sul territorio. Sono censiti per ora 14 casi concreti, ma gli inquirenti stanno approfondendo i contenuti di un “libro contabile” rinvenuto durante le perquisizioni, che traccia il flusso del denaro sporco pagato dalle vittime.

L’intera attività ha consentito di quantificare interessi usurari per prestiti che arrivavano ad avere tassi pari anche al 417% su base annua, oltre alle estorsioni perpetrate attraverso condotte intimidatorie, anche se raramente violente. Gli illeciti profitti realizzati venivano poi reinvestiti in attività commerciali quali bar e pizzerie tra i più noti del comprensorio di Sassuolo, nonché in aziende che operano nel campo della carpenteria metallica, dell’edilizia e della meccanica, i cui titolari ufficiali risultavano essere semplici prestanome del gruppo criminale che manteneva però appieno il controllo delle attività economiche.

IL VIDEO DELL'ARRESTO

PIZZERIE – Tra gli episodi più significativi vi è il danno arrecato ai gestori di una pizzeria limitrofa a quella di proprietà del gruppo, obbligati - poiché concorrenti - a chiudere l’esercizio e continuare a pagare comunque l’affitto dell’attività. Non solo, per spostare lla pizzeria in altri locali gli uurai stessi avavno aiutato a negoziare un mutuo, per il quale uno dei soggetti tratti in arresto aveva prestato una garanzia, a fronte della quale aveva poi preteso una somma esorbitante (circa 60.000 euro).

INCIDENTE MORTALE – Quanto potessero essere spregevoli i comportamenti dei criminali è ben evidenziato da un episodio del 2013, quando un parente della famiglia perse la vita in un incidente stradale e i criminali iniziarono a minacciare e vessare la compagna del defunto, per ottenere l'affidamento della figlia piccola e quindi poter incassare il premio di un'assicurazione sulla vita che la bambina avrebbe ricevuto.

ARTIGIANI E IMPRENDITORI SPREMUTI – L'attività di estorsione e usura avveniva principalmente bloccando sul nascere l'apertura di nuove attività economiche: gli usurai si presentavano e rilevavano la nuova impresa, facendo diventare il titolare un semplice prestanome e incamerando poi i profitti. A margine, i due arrestati fornivano anche prestiti a persone in difficoltà, come nel caso di un artigiano ridotto in miseria e poi fuggito all'estero per non dover pagare gli interessi accumulati.

CARABINIERI COINVOLTI – Le indagini hanno permesso di scoprire la presenza di alcune “mele marce” che anche tra le forze dell'ordine. Tre Carabinieri, di cui uno si trova ora in congedo e due ancora in servizio, si erano infatti “messi a disposizione” dei criminali, ai quali fornivano supporto indiretto, con alcune agevolazioni e con il passaggio di informazioni relative alle indagini che i colleghi di altri corpi stavano conducendo. I tre militari sono stati quindi allontanati con il “divieto di dimora” e denunciati per i reati di corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti di ufficio e favoreggiamento. Spetterà poi all'Arma mettere in atto i provvedimenti disciplinari interni, in attesa del pronunciamento della giustizia ordinaria.

SEQUESTRI - Il Tribunale di Modena, oltre alle misure personali, accogliendo le richieste elaborate sulla base di puntuali ricostruzioni patrimoniali, ha anche disposto il sequestro preventivo di quasi 1,7 milioni di euro. La Guardia di Finanza, infatti, ha attentamente mappato i flussi di denaro sporco, scoprendo come questo veniva reinvestito e “pulito” in fondi di infestimento o partecipazioni azionarie. L’attività investigativa è stata avviata nel 2013 a seguito di alcune segnalazioni pervenute da operatori finanziari con cui erano state evidenziate operazioni poco chiare, dietro le quali vi era il sospetto di vere e proprie operazioni di riciclaggio di flussi di denaro illecito. Un primo successo per gli inquirenti era arrivato nel luglio dello scorso anno, con due denunce a piede libero e i primi sequestri preventivi. In questi giorni è poi arrivato il colpo grosso.

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