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Cronaca

Abusi sulla figlia della compagna, si era rifugiato in Romania per sfuggire al carcere

L'uomo è stato individuato grazie alla collaborazione tra le forze di polizia e gli uffici giudiziari: deve scontare 8 anni di reclusione

Si è chiuso il cerchio attorno ad un ricercato, un italiano residente in provincia di Modena, che aveva trovato rifugio all'estero per cercare di sfuggire ad una grave condanna. L’uomo era stato condannato nel 2017 dal Tribunale di Modena a 8 anni di reclusione per aver abusato della figlia minorenne della convivente e per maltrattamenti ai danni della stessa compagna.

L’ordine di esecuzione della sentenza emesso dal Pubblico Ministero nei primi mesi del 2020, in seguito al passaggio in giudicato della sentenza, confermata dalla Corte d’Appello di Bologna, era rimasto sulla carta, dal momento che l'uomo era irreperibile.

Un’articolata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica e svolta dalla Sezione Criminalità Organizzata e Catturandi della Squadra Mobile di Modena, in stretta ed efficace collaborazione con le Forze di Polizia di altri paesi, ha consentito di localizzare la persona in Romania. L’uomo si era infatti rifugiato in un paese della provincia rumena dove aveva trovato lavoro in un’impresa edile, evidentemente sperando di far perdere le proprie tracce.

Sono così iniziate le procedure di cooperazione internazionale di polizia e giudiziarie attivate con il M.A.E. emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura, concluse con l’arresto della persona in Romania e la successiva decisione favorevole alla consegna all’Italia adottata dall’Autorità Giudiziaria rumena.

Una volta rientrato in patria l'uomo verrà preso in consegna dalle autorità di polizia italiane e trasferito nel penitenziario più idoneo, anche i virtù del particolare e delicato reato commesso.

"Nell’esprimere apprezzamento per l’impegno profuso e per la professionalità dimostrata dalla Squadra Mobile di Modena in questa vicenda, mi sembra importante rimarcare l’importanza del compito di messa in esecuzione delle pene detentive e pecuniarie, pure attribuito al Pubblico Ministero accanto a quello di perseguire i reati - ha sottolineato il Procuratore Aggiunto dott. Giuseppe Di Giorgio - Si tratta di un compito meno conosciuto, ma fondamentale nell’ottica di dare pieno compimento alla potestà punitiva dello Stato e di evitare che scelte di latitanza vanifichino il notevole lavoro che precede l’emissione di una sentenza di condanna. L’impegno delle Forze di Polizia e la collaborazione europea e internazionale a livello di autorità giudiziarie e di forze di Polizia, negli ultimi anni, ha consentito di ottenere risultati molto validi".

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