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Cronaca Pavullo nel Frignano

Neonato morto, il dibattito fra prossimità e specializzazione sanitaria

Al netto di speculazioni politiche e critiche insensate all'operato del personale sanitario, il caso del bambino morto ad un'ora dalla nascita solleva domande di importanza rilevante sui modelli di gestione delle emergenze. Ausl: "Il posto giusto fa la differenza"

Non è la vicinanza della struttura sanitaria, bensì specializzazione dei medici e la disponibilità di attrezzature adeguate a fare la differenza tra la vita e la morte. E' questo il paradigma che riassume la posizione dell'Ausl di Modena – e non solo – sulla gestione dell'emergenza-urgenza. È anche, in definitiva, la sintesi della valutazione dell'azienda sanitaria in merito al dibattito sorto a seguito del decesso di un bambino ad un'ora dal parto, dopo il trasporto da Pavullo all'Ospedale di Sassuolo.

Il drammatico episodio ha scatenato come previdibile molte polemiche politiche, che hanno avuto eco anche a livello istituzionale, con il coinvolgimento della Regione. Il tema della chiusura del Punto Nascita dell'ospedale di Pavullo ha monopolizzato il dibattito, sorretto da una grande domanda: se la donna fosse stata portata nella vicina struttura pavullese anzichè a Sassuolo, sarebbe stato possibile salvare il neonato?

Una risposta non esiste, questo è pacifico. Esiste invece la spiegazione fornita da Maria Cristina Galassi, Direttore di Ostetricia e Ginecologia Ospedale di Sassuolo, che ha discusso degli aspetti medici di quanto avvenuto nel reparto di sua competenza. I casi di distacco di placenta sono sempre problematici e ambigui: quanto è certo è che a fare la differenza "non è il tempo che trascorre prima dell'intervento, ma la dimensione dell'area dell'organo che ha subito il distacco". Insomma, ogni caso è a sè stante e difficile da valutare. Purtroppo l'esito è stato tragico per il figlio della 35enne pavullese.

Proprio su questa valutazione della collega Galassini – stamane in conferenza stampa – si è innestato l'analogo discorso di Paolo Accorsi, Direttore Dipartimento Ostetricia e Ginecologia Azienda USL di Modena. Al medico è toccato il compito di spiegare che per casi come quello di Pavullo i nuovi protocolli prevedono la centralizzazione dell'emergenza verso una struttura in cui sono a disposizioni le migliori competenze e tecnologie, in questo caso l'Ospedale di Sassuolo con la sua equipe specializzata.

Video - Parlano i Direttori di Ostetricia e Ginecologia

Ed è proprio questo il punto cardine, a nostro avviso, dell'intero dibattito sorto in queste settimane e amplificato in queste ultime ore: il protocollo. La scelta di accentrare le emergenze, alla stregua di quella di chiudere alcuni Punti nascita periferici, è inevitabilmente figlia di ragioni di "razionalizzazione" delle spese per la sanità pubblica. Oggi garantire alti livelli di assistenza anche nei luoghi meno densamente popolati è pura utopia e per questo occorrono protocolli di intervento che in qualche modo "facciano di necessità virtù". Occorre cioè progettare il miglior servizio di assistenza ai cittadini in emergenza sanitaria, facendo i conti con le calanti risorse a disposizione.

La strategia predisposta dall'Azienda Usl di Modena e da tante altre istituzioni territoriali è ben condensata in una frase di Massimo Annicchiarico, Direttore Generale dell'Ausl modenese. "Il posto giusto fa la differenza", ha spiegato il dirigente, aggiungendo poi che "questo può andare contro la percezione dei cittadini circa la prossimità". Vicino non è sinonimo di sicuro. Dall'Appennino alla Bassa bisognerà fare sempre di più i conti con questo paradigma.

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