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Cronaca

Ricostruzione: il coordinamento No Cispadana scrive a Vasco Errani

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta recapitata al Commissario per la ricostruzione: "Al di là delle promesse e delle parole, le risorse destinate sono insufficienti per il pieno recupero in tempi sostenibili"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

 

Egregio Presidente Vasco Errani,
 
ci rivolgiamo a Lei nella sua veste sia Presidente  della Regione Emilia Romagna sia di Commissario Straordinario per l’emergenza terremoto in merito ai finanziamenti pubblici destinati al progetto dell’autostrada Cispadana.  
Nonostante il suo impegno dichiarato di garantire i fondi necessari alla ricostruzione e alla ripresa dei territori colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio, i Cittadini e i Sindaci più avveduti stanno realizzando che, al di là di consensi corali d’occasione e dell’enfatizzazione degli stanziamenti ottenuti,  le risorse destinate sono insufficienti per il pieno recupero in tempi sostenibili e per evitare un’empasse che si prolunghi per decenni.
 
Non ci soffermiamo sulle innumerevoli (e irrisolte) questioni aperte in questa fase postsisma – quali la disparità di trattamento rispetto  altri analoghi disastri di portata nazionale (es. rimborsi per abitazioni principali “fino” all’80% anziché 100%) e le iniquità fra i cittadini emiliani colpiti (es. 0% per danni non comportanti l’inagibilità dell’immobile) – ma poniamo un problema politico generale: l’equilibrio territoriale completamente rivoluzionato in conseguenza dei sismi, assieme al quadro economico generale profondamente  mutato nel corso degli ultimi anni, impongono un rapido ripensamento delle politiche territoriali.
 
Abbiamo sperimentato quanto i territori della “bassa” modenese e reggiana e dell’alto ferrarese siano delicati e vulnerabili. L’intervento di ripristino richiede un approccio integrato dove ogni nuova opera sia valutata per il suo impatto sul piano ambientale e sul rischio che si introduce ad ogni modifica del territorio, in particolare quello idrogeologico e quello relativo all’inquinamento. All’urgenza del ripristino delle attività produttive, delle abitazioni e degli edifici pubblici nella fascia interessata dai sismi, si somma la necessità della messa in sicurezza complessiva del territorio anche nelle aree limitrofe dove risiedono le strutture pubbliche (edifici scolastici, strutture 
sanitarie e assistenziali) che garantiscono le funzioni vitali.
 
Massima attenzione e urgenza va assegnata al sistema idrico superficiale di competenza delle diverse autorità idrauliche e consorzi di bonifica. Esso richiede adeguati investimenti per garantire le indispensabili condizioni di sicurezza idraulica tramite il ripristino degli impianti danneggiati, le verifiche sullo stato della rete atte ad individuare le condizioni di rischio. Nell’insieme dei costi determinati dal sisma, sono inoltre da considerare quelli consistenti, benché non immediatamente visibili e quantificabili, già sostenuti e che continueranno a gravare a lungo sui bilanci degli enti locali per supplire ai tanti disservizi e malfunzionamenti locali.
 
Troviamo pertanto sconcertante che, in questo contesto, si  riaffermi la volontà di finanziare contemporaneamente l’autostrada cispadana spacciandola come occasione di cosiddetto “sviluppo” per il territorio locale ma congegnandola però in un project financing che meriterebbe di essere più limpidamente esaminato in relazione al suo effettivo carico in termini di debito pubblico e al reale equilibrio di convenienza fra interessi privati e quelli della collettività. Consideriamo poi addirittura vergognosa l’ulteriore mortificazione a cui si vuole sottoporre il territorio cispadano terremotato destinando le macerie derivanti dai crolli e dalle demolizioni ad essere sepolte, proprio lungo tutta la linea di sviluppo degli epicentri sismici, per far passare l’autostrada Cispadana aggiungendo una nuova ingiuria ai nostri paesi e campagne.
 
Vogliamo qui ribadire con forza la nostra convinzione, espressa già ben prima del terremoto (vedi documenti allegati), dell’inutilità di questa autostrada sotto ogni aspetto, ambientale ed economico. Un’opera inadeguata al territorio locale, fuori dagli indirizzi delle politiche trasportistiche europee e della pianificazione nazionale nonché, paradossalmente, dalla pianificazione della Regione stessa che si pone come obiettivo fondamentale (nel PRIT 98 ribadito nel PRIT 2010-2020) lo “spostamento di persone e merci dal trasporto su gomma a quello su ferro” tramite il governo della domanda di mobilità e soluzioni d’intermodalità, possibili con investimenti e impatto ambientale largamente più contenuti, e non invece, all’opposto, l’aggiunta di nuove autostrade!
 
L’economia della bassa emiliana non aveva bisogno prima del terremoto, né tantomeno ora, di un’opera autostradale falsamente “regionale” e sovradimensionata rispetto alle esigenze del territorio (l’attuale progetto predispone tre corsie per senso di marcia) ma di soluzioni di mobilità adeguate al collegamento alle maggiori infrastrutture e a fluidificare il traffico, togliendolo dai centri urbani.  Questa autostrada, invece, percorre il “cratere” sismico serpeggiando tra i centri abitati introducendo un fattore di inquinamento esterno insostenibile. I pesanti effetti sulla salute conseguenti l’inquinamento sono facilmente prevedibili sulla base delle sempre più attendibili e allarmanti conferme scientifiche. Le stesse autorità sanitarie regionali hanno evidenziato questo pericolo con riferimento specifico all’autostrada Cispadana. A ciò si aggiunge la perdita per sempre di ampie zone e attività agro-zootecniche già violentemente penalizzate da questo sisma. A questo scopo le associazioni degli agricoltori hanno presentato unitariamente un ricorso avverso all’autostrada, ricorso certamente importante sia per la qualità delle motivazioni sia per il numero di ricorrenti (115 aziende).
 
Pesantemente sottostimati sono gli effetti sul rischio idrogeologico che l’autostrada induce sul territorio, anche alla luce degli impressionanti effetti di liquefazione dei terreni osservati nel sisma. Al tempo stesso si propone l’apertura di decine di cave di materiali inerti che diverranno fonte di inquinamento per le falde acquifere e aumentano la porzione di terreno definitivamente sottratta alle attività agricole. Il Coordinamento ritiene pertanto un ineludibile obbligo di responsabilità, oltre che dovere morale ed operazione di semplice buon senso,  dirottare i finanziamenti previsti al progetto dell’autostrada Cispadana verso il recupero complessivo di “…case, imprese, scuole, tutela e ricostruzione delle comunità, trasparenza, miglioramento del territorio e gestione efficace delle risorse…” secondo gli obiettivi da Lei pubblicamente dichiarati. Non si tratta solo degli investimenti diretti per la costruzione dell’autostrada ma anche di quelli rilevanti per le opere complementari. Queste, gravando direttamente sulle comunità locali, non saranno mai realizzati a causa dell’enorme carico che i paesi terremotati devono sostenere e che dovranno sostenere negli anni a venire portando inevitabilmente all’incoerenza della rete viaria. Ai costi già preventivati vanno sommati quelli relativi alle istanze emerse nella conferenza dei servizi preliminare e quelli che si impongono per nuovi studi e per la riprogettazione dell’opera in funzione della vulnerabilità territoriale evidenziata dal sisma.
 
Confidando nella massima considerazione della presente, porgiamo i nostri più cordiali saluti.  
il Coordinamento Cispadano NO autostrada
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