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Cronaca

Alluvione | Ormai tre anni senza risposte dalla Giustizia, l'avvocato rinuncia alla class action

Di fronte al silenzio della Magistratura sull'inchiesta dell'alluvione del Secchia del 2014, Massimo Jasonni rinuncia con all'incarico: rappresentava gratuitamente circa 500 cittadini danneggiati dal disastro. Commento amaro: "Crisi delle istituzioni di portata epocale"

Ci avviciniamo senza quasi accorgercene al terzo anniversario del disatro che colpì la Bassa modenese tra Bastiglia a Bomporto, quando l'argine del fiume Secchia crollò, facendo riversare le acque per chilometri e chilometri nella pianura. Una scia di danni resa ancora più drammatica dalla morte di un cittadino, Oberdan Salvioli. Una tragedia ancora viva tra i cittadini colpiti, ma che rischia ormai di potersi considerare lettera morta per quanto riguarda la Giustizia.

Da molto tempo infatti è aperto il fascicolo presso la Procura della Repubblica di Modena, che dovrebbe determinare le eventuali responsabilità per quanto accaduto. Un'indagine che però non ha portato ancora a nessuna risposta formale da parte della magistratura modenese, come sarebbe lecito aspettarsi dopo 33 mesi dalla data del disastro

Lecito in particolar modo per i cittadini danneggiati dalla rotta dell'argine, che avevano mosso un'azione legale collettiva attraverso un esposto che ipotizzava il reato di disastro colposo e che era stato presentato dall'avvocato Massimo Jasonni. Il legale modenese difendeva infatti, a titolo gratuito, circa 500 persone residenti fra Bastiglia e Bomporto.

Il passato è d'obbligo, perchè nei giorni scorsi Jasonni ha deciso di rinunciare all'incarico, senza nascondere sdegno e una certa dose di rassegnazione. In una nota inviata ai suoi assistiti, l'avvocato scrive: "Le confermo la determinazione a depositare un atto di rinuncia al mandato. Il ritardo di una risposta dalla data dell'alluvione (19/01/2014) ad oggi mi fa temere che la Procura possa chiudere in un nulla di fatto. La mia scelta non significa distacco, o insensibilità per il dramma che avete vissuto e continuate a vivere, ma sdegno per una Politica e una Pubblica Amministrazione cieche rispetto ai problemi del territorio e sorde anche solo all'idea che il fiume sia un "essere vivente", che va curato e gelosamente custodito. Parlo non solo di danni materiali e morali patiti nelle numerose, recenti alluvioni, ma anche di un degrado vergognoso dell'ambiente in cui abitiamo, che non può essere fatto passare sotto silenzio". 

Una critica pesante, con ricadute di grande attualità, soprattutto quando Jasonni sostiene "vedo anche circolare notizie tanto false quanto allarmanti: idonee a far credere che comunque si stia lavorando per mettere gli argini e gli alvei dei fiumi a posto". Con l'approssimarsi della cattiva stagione, c'è solo da augurarsi che l'avvocato modenese possa sbagliarsi. Jasonni dichiara però di non voler accusare direttamente il lavoro dei magistrati: "Come scrivo nell'atto depositato in Tribunale, non punto il dito sulla Procura, ma su un malcostume della cosa pubblica e su una crisi delle istituzioni di portata epocale".

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