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Cronaca

Maxi frode fiscale, la Finanza scopre un bunker segreto

Le Fiamme Gialle hanno perquisito l'ufficio di una delle “menti” dell'associazione criminale esperta nell'evasione dell'IVA, scoprendo una stanza segreta nascosta dietro una libreria mobile. All'interno denaro, timbri e documentazione scottante

Nuovi sviluppi nell’ambito dell’operazione 'Plafond' che la scorsa settimana ha permesso alla Guardia di Finanza di Modena di arrestare sei componenti di un'associazione a delinquere dedita alla commissione di numerosi reati fiscali.

In particolare, nel corso di una serie di perquisizioni domiciliari, disposte dalla Procura della Repubblica di Modena all’indomani dell’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno scoperto un vero e proprio bunker segreto presso la sede di una delle società coinvolte nella maxi frode all’IVA. Il nascondiglio veniva utilizzato per custodire la documentazione ritenuta più “scottante” e per depositare parte delle somme di denaro provenienti dalle attività illecite promosse dall’organizzazione criminale.

Durante le operazioni di ricerca effettuate presso l’ufficio di quella che viene considerata la mente organizzatrice del sistema di frode, è stata notata una libreria “mobile” che si poteva spostare lateralmente su binari tramite un motorino elettrico. Il mobile nascondeva una stanza al cui interno le Fiamme Gialle hanno rinvenuto oltre 100.000 euro in contanti (suddivisi in mazzette da 50 e 100 euro), numerosi timbri riconducibili alle decine di società coinvolte nel meccanismo fraudolento, utilizzati per la compilazione delle fatture false, nonché documentazione ritenuta di notevole interesse investigativo, tra cui gli organigrammi delle società riconducibili all’organizzazione, dei soggetti coinvolti e del ruolo di ciascuno di essi.

Ma al di là della specifica rilevanza ai fini dello sviluppo delle indagini della documentazione rinvenuta, quello che ha maggiormente colpito gli investigatori è la particolare complessità del sistema di occultamento della stanza, del tutto simile a quelli normalmente utilizzati dalla criminalità organizzata per nascondere i latitanti, nonché il sistema di videosorveglianza che permetteva, a chi si trovava nell’ufficio perquisito, di controllare tutti gli accessi ed i movimenti che avvenivano nei locali della società.

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