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Cronaca Baggiovara

Cadavere a Baggiovara, la caduta da un cantiere e la scomparsa

Emergono alcuni dettagli sul ritrovamento del corpo in un cavedio, nascosto alla vista e al passaggio. La famiglia di Primo Zanoli attende con ansia l'esito dell'esame del DNA

Vagava per i corridoi del secondo piano dell'ospedale, quando è entrato in un'area ancora adibita a cantiere ed è precipitato in un cavedio per i sistemi di ventilazione. Una rovinosa caduta di circa sei metri che tuttavia non avrebbe portato ad una morte sul colpo: l'uomo si sarebbe infatti trascinato su un lato del vano, rannicchiandosi contro una parete, prima di perdere la vita per le ferite o per il freddo.

Questa la ricostruzione preliminare e sommaria che sta emergendo dopo il ritrovamento di un cadavere nella struttura attigua alle camere ardenti dell'ospedale di Baggiovara, avvenuta nella giornata di ieri.

Il cadavere – che si presume possa appartenere a Primo Zanoli, paziente di neurochirurgia scomparso la notte del 30 dicembre 2011 – è ora al vaglio della Medicina legale per gli accertamenti autoptici e per l'esame del DNA. A Baggiovara è infatti immediatamente accorsa nel pomeriggio di ieri la figlia di Primo Zanoli, che si è messa a disposizione dei medici. La speranza della famiglia è proprio quella che gli esami del dna diano esito positivo, spezzando – pur nella tragedia – un'agonia che dura da quasi tre anni.

Sorprende sicuramente il fatto che il cadavere fosse da lungo tempo a pochissima distanza dal luogo della scomparsa e che nessuno se ne sia mai avveduto. Ma la particolare – e talvolta criticata – complessità architettonica dell'ospedale ha di fatto occultato il corpo alla vista. Infatti, soltanto grazie ad una telecamera montata su una sonda gli investigatori sono riusciti a scorgere l'uomo, caduto in un ambiente di tre metri per tre cui nessuno aveva mai avuto accesso prima.

Se sarà confermata l'identità di Primo Zanoli, va sottolineato che il paziente si trovava sotto l'effetto di farmaci sedativi nel momento in cui lasciò il suo letto di degenza. Questo potrebbe aver contribuito in modo determinante al suo ingresso nell'area accantierata – che sarebbe dovuta essere interdetta – alla caduta e all'impossibilità di ricercare aiuti anche dopo il violento trauma. Una situazione poi acutizzata dal vestiario leggero che indossava durante il ricovero e che nulla avrebbe potuto contro la rigida temperatura notturna, portando rapidamente all'impossibilità di reagire. Proprio su queste dinamiche sta facendo chiarezza la Procura, incaricata di evidenziare possibili profili di responsabilità, mentre per gli esami di laboratorio e l'autopsia si dovranno attendere alcuni giorni.

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