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Cronaca Stadio Braglia / Largo Marco Biagi

Inaugurato l'840° anno di Unimore tra le difficoltà di un incerto quadro nazionale

Aumento del personale, processo di internazionalizzazione, avvio del modernissimo Tecnopolo e di un nuovo progetto per la creazione di un centro di ricerca e sviluppo dell'automotive sono stati temi dell'importante giornata celebrativa

Alla presenza di autorità civili, militari, religiose e dell'ospite d'onore, Sergio Marchionne, presidente di Ferrari e amministratore delegato FCA, si è aperto oggi, presso l'Auditorium Marco Biagi, l'840° Anno Accademico dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Un evento che ha segnato una prestigiosa tappa in un percorso di lunghissima data cominciato nel 1175 quando Pillio da Medicina, dottore in legge attivo a Bologna, venne invitato in città dall'élite dirigente del Comune per aprire una scuola di formazione giuridica incentrata sul diritto romano, prima pietra di uno dei più antichi atenei europei. 

L'intervento iniziale. Ad inaugurare i lavori, dopo l'ingresso del Corteo Accademico e l'esecuzione musicale del Coro Unimore, il Magnifico Rettore, Angelo Andrisano. "Già dal 2014 -  a giudizio del professore -  si sono create le condizioni per mettere la nostra Governance in grado di individuare chiare linee politiche di indirizzo mirate a costruire confacenti processi di assicurazione della qualità. Inoltre, lo scorso anno, abbiamo potuto concretizzare l'atteso piano di assunzioni ed avanzamenti di carriera, giungendo così alla costituzione di un corpo docente composto da circa 800 unità che, assieme ad assegnisti di ricerca e tecnici amministrativi, contribuisce a comporre oggi un totale di ben 1800 persone impiegate."

Positivi sono stati i risultati raggiunti nell'educazione degli allievi in ingegneria, protagonisti, in futuro, di un possibile centro di ricerca e sviluppo della Motor Valley italiana atto a favorire la raccolta delle migliori pratiche in campo automotive. E altrettanto positivo appare anche l'avvio del percorso di internazionalizzazione con la nascita di partnership intessute in ambito UE e in paesi quali Cina, Vietnam, India e Russia. "E' per noi motivo di grande soddisfazione - ha aggiunto Andrisano -  vedere, per la prima volta, Unimore nella classifica dei primi 200 atenei continentali, soprattutto in un momento di difficoltà come quello attuale, oggetto di uno specifico dibattito il 21 marzo nell'ambito della giornata nazionale Per una nuova primavera dell'Università, indetta allo scopo di riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell'alta formazione per l'avvenire del Paese."  

Un problematico quadro generale. Perdita di oltre 10 mila posizioni di ruolo e tagli superiori al 13%  ritraggono un settore in  forte crisi, ma Unimore non intende arrendersi all'evidenza, e confortata dall'aumento delle immatricolazioni ai corsi di laurea e dalla recente consegna del modernissimo Tecnopolo, guarda al futuro con il giusto ottimismo e con l'auspicio di una sempre maggiore partecipazione dei suoi principali attori. Auspicio ribadito pure dal Presidente della Conferenza degli studenti, Leonardo Peruzzi soffermatosi, nel suo intervento, sull'importanza di avvicinare ancor di più gli allievi all'istituzione universitaria alla quale possono, attraverso la loro rappresentanza, dare un consistente contributo al miglioramento della didattica.

"Tutte le componenti del mondo accademico - ha poi dichiarato Giuseppe Gatti, Presidente della Consulta del Personale Tecnico Amministrativo - sono coinvolte in un considerevole sforzo qualitativo e culturale e, ognuna di esse, non può e non deve percepire gli obiettivi in maniera diversa rispetto alle altre. E' allora indispensabile adottare una visione complessiva, uscendo dalle logiche soggettive e dandoci un orizzonte ampio in cui le energie siano orientate in un'unica direzione."  Nella sua prolusione, il prof. avv. Massimo Jasonni si è, quindi, dilungato sull'importanza delle radici storiche dell'Università e del loro intreccio con una profonda matrice religiosa. "I nostri atenei - ha detto in conclusione -  sono stati e potranno, dovranno essere nelle turbolenze del tempo presente il nucleo nevralgico di una conoscenza nutrita dal dialogo tra le fedi. Gli studia humanitatis determinano un'identità ben fissa, e tuttavia aperta alle contaminazioni, che è quella dell'Europa dei Popoli." 

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