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Cronaca

Rendere un libro appetibile per un editore. Lo spiega la scrittrice e libraia Eliselle

Quali passi deve fare un aspirante scrittore per poter vedere il suo libro pubblicato? Ce lo spiega la scrittrice e libraia modenese Elisa Guidelli, in arte Eliselle

Elisa Guidelli in arte Eliselle è una scrittrice e libraria modenese, divenuta famosa sul web non solo per i suoi libri, ma anche per i suoi consigli a scrittori in erba. Insieme a lei cercheremo di capire quali passi consiglia ad un giovane scrittore per far sì che il suo libro sia finalmente pubblicato da un editore che creda nel progetto. 

Sei diventata famosa su Facebook per le dirette in cui dai consigli a scrittori. Secondo te quando uno scrittore può dire che ha finito il suo lavoro da scrittore e può inviare il suo manoscritto?
 
Molti mi scrivono per chiedere consigli e le mie dirette sono mirate a volte a rispondere ai quesiti basilari. Il lavoro di scrittura è potenzialmente infinito, credo che sia lo scrittore stesso a “sentire” quando è davvero il momento di staccarsi dalla sua opera, quasi come fosse un figlio, e darla in lettura a un editore: il mio consiglio però è sempre quello di fare una prima stesura, lasciarla decantare come un vino per qualche tempo e dopo, solo qualche tempo dopo, rileggere il lavoro fatto ed eventualmente rimetterci mano. Il testo, col giusto distacco, non è più “tuo” e si può passare a un editing e agli aggiustamenti che si vedono necessari con una maggiore razionalità e obiettività. È necessario il momento di pausa, altrimenti si rischia di non vedere gli errori, se ce ne sono, e la troppa emotività e attaccamento impediscono un lavoro di correzione dei refusi, riscrittura e cesello che è necessario prima di presentare l’opera a un editore.
 
La presentazione del libro quali aspetti deve spiegare?
 
La presentazione del libro deve tenere conto di diversi aspetti che servono a interessare e colpire l’editore per arrivare alla lettura e alla valutazione dell’opera: in primis, titolo, autore e genere letterario di riferimento. Nella scheda dell’opera è necessario indicare tutti e tre, con una particolare attenzione al genere, in modo tale che l’editore capisca subito se il romanzo rientra nella programmazione editoriale, anche se già la scelta dell’invio del manoscritto da parte dell’autore deve tenere presente il catalogo dell’editore: ad esempio, non serve a nulla inviare un noir a un editore che pubblica solo romanzi sentimentali e che non vuole ampliare il suo catalogo. Poi si passa alla sinossi, alla descrizione del contenuto dell’opera e ai personaggi. È utile anche dare dei riferimenti, se l’opera è legata all’attualità o a qualche tema “caldo”, perché potrebbe essere più interessante per l’editore che lo riceve. È buona cosa anche scegliere un estratto, o un “claim”, una sorta di “spot” in una frase che proprio come in pubblicità fissa un concetto o una citazione estratta dal libro, che rimanga impressa. Infine, indicare gli argomenti di vendita e i romanzi affini come genere e spirito, meglio se di successo: spesso li vedete anche nelle fascette, questi metodi, perché servono a capire di cosa si parla. Se presentate un romanzo storico puro, sarà sulla scia delle letture che avete fatto, e gli autori di riferimento saranno diversi da quelli del thriller storico, ad esempio. La scheda di presentazione è utilissima, in questo senso, perché aiuta a farsi notare. Un editore cerca temi e autori vendibili, quindi bisogna tenere conto anche di questo aspetto meno creativo e più concreto della cosa.
 
Con la prevaricazione del mercato anche nel mondo dei libri quale peso ha oggi la "vendibilità" del libro nella presentazione? Cosa deve scrivere uno scrittore su questo aspetto? 
 
Noi librai ci rendiamo conto di quanto siano importanti gli “argomenti di vendita” (e quindi la vendibilità) quando vediamo le schede novità del libri che verranno: è tutto un pullulare di “un grande successo” e “un romanzo necessario” e “un libro che ha travolto, sconvolto, ispirato milioni di persone” e così via. Questi sono poi gli stessi claim che troviamo sulle famigerate fascette che vengono apposte al romanzo quando esce, e che in realtà, spesso, hanno ben poco di veritiero (basti pensare a quei romanzi che escono già comprensivi di fascetta che grida a gran voce “tre edizioni in due settimane”, cosa assolutamente impossibile essendo novità appena uscite e quindi ancora invendute). Gli editori spesso contano sulla disattenzione dei lettori e sulla loro “ignoranza” effettiva della data di uscita del libro, e così si permettono anche fascette inverosimili come queste. Se si tratta di presentare il romanzo di uno scrittore che ha già pubblicato, è utile per lui indicare le recensioni avute e i commenti dei lettori a cui è piaciuto il romanzo precedente, soprattutto se dello stesso genere letterario; se si tratta invece del romanzo di un emergente, lo scrittore che vuole farsi pubblicare ha dalla sua pochi argomenti di vendita, nel senso che deve giocare molto sulla visibilità che ha, sulla disponibilità a farsi conoscere, a fare presentazioni e a mettersi a disposizione di una eventuale promozione, insomma, non deve avere paura di lanciarsi perché nel mondo 3.0 qualunque mezzo è utile.
 
Sei ormai molto esperta di pubblicazioni, quali criteri bisogna seguire per scegliere il giusto editore?
 

La selezione a monte dell’editore a cui inviare il manoscritto è fondamentale, anche per essere più incisivi ed evitare perdite di tempo: come già dicevo prima, è perfettamente inutile inviare un noir a chi pubblica solo romanzi “rosa” o un fantasy a chi fa solo thriller. Anche se oggi si tende a sfumare molto tra quelli che sono i generi letterari e quindi a mescolare i vari generi in uno stesso romanzo, con buona pace di chi ha l’ansia delle etichette, c’è da dire che le collane di molti editori mantengono comunque una propria direzione spesso ben definita. Una cosa che consigliavo e che continuo a consigliare è andare in libreria e toccare con mano i libri, leggerli, per farsi un’idea, e solo dopo proporre le proprie cose: in questo modo si evitano figuracce, perché non è un buon “passaporto” presentarsi a qualcuno senza aver prima capito chi è e cosa fa. Meglio informarsi prima e arrivare preparati.

Ti ricordi ancora l'emozione di quando hai tenuto tra le mani il tuo primo libro? Raccontaci.
 
Il mio primo romanzo è del 2005 ma ogni volta è un’emozione che si rinnova. Faccio spesso il paragone tra libri e figli, perché è proprio così: ti viene un’idea, e come un seme cresce dentro te, poi la curi fino a quando un giorno inizi a metterla giù in parole, e piano piano le parole diventano una storia che quando giunge alla fine, inizia a camminare con le proprie gambe. Perché questo deve fare, andare avanti da sola, attraverso i lettori, il passaparola, in un altro mondo al di fuori di te. Per quanto tu possa essere attaccato a un romanzo, una volta che è finito e dato alle stampe, non è più tuo: è di chi lo leggerà, lo amerà, lo criticherà. Diventa altro da te. Credo che questo sia il grande miracolo che mi spinge a continuare a scrivere.
 
Sei in scrittura di un nuovo romanzo, puoi avanzarci qualche spoiler a rigaurdo?
 
Ho finito una commedia molto cinica e romantica (no, non è un errore, è proprio così) sulle relazioni 3.0 all’inizio di quest’anno, con una protagonista con cui condivido l’amore per le serie tv, e che è in fase di lettura. Ad agosto poi ho scritto un saggio su una grande protagonista della Storia insieme a Carlo Vanni, che uscirà a novembre per le Edizioni del Loggione. Il 2016 è stato un anno proficuo dal punto di vista del lavoro e della creatività, e il trend sta continuando: sto facendo ricerche per uno storico, ma mi arriva un’idea al giorno. In qualche modo riuscirò a districarmi tra tutto questo materiale, basta solo aspettare il momento giusto. Nel frattempo… leggo e vendo libri altrui, attendendo il caos natalizio in libreria.

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