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Finti matrimoni e favori in cambio del permesso di soggiorno, l'inchiesta che scuote la Questura

Un'inchiesta per corruzione scuote la Questura di Modena. Arrestati due stranieri che gestivano un piccolo racket, sospeso un poliziotto impiegato all'Ufficio Immigrazione. Altri dieci gli indagati. Documentati attraverso le intercettazioni una ventina di casi di matrimoni fittizi e di omessi controlli da parte dell'autorità in cambio di cene e "regali"

Come purtroppo già avvenuto in diverse province d'Italia, anche Modena viene travolta da uno scandalo legato al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Questa mattina, infatti, sono stati eseguite le misure cautelari ordinate dal Gip a seguito di un'inchiesta per corruzione svolta dalla Procura di Modena insieme alla Squadra Mobile. Due persone sono state arrestate: un cittadino albanese che è finito in carcere un un marocchino recluso ai domiciliari. Ma a fare molto rumore è la terza figura protagonista dell'indagine: un poliziotto 45enne, impiegato presso l'Ufficio Immigrazione della Questura, che è stato sospeso e interdetto dal servizio.

LE ACCUSE – I tre personaggi, più altri dieci coinvolti a vario titolo nell'inchiesta, sono accusati dei reati di corruzione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione dei doveri d'ufficio. In buona sostanza, i due stranieri avrebbero gestito un sistema che ha permesso ad alcuni loro connazionali – una ventina i casi censiti dagli inquirenti – di ottenere il permesso di soggiorno attraverso matrimoni fittizi e grazie all'intercessione del poliziotto, che avrebbe omesso i controlli di routine su quelle pratiche, facendole procedere rapidamente fino all'approvazione.

IL "SISTEMA" – Il cittadino albanese è considerato la mente dell'operazione, colui che intratteneva i rapporti con il poliziotto e combinava matrimoni fra stranieri e donne italiane. Il metodo scelto per far ottenere i permessi di soggiorno in modo rapido era infatti quello di organizzare matrimoni di comodo tra cittadini albanesi e marocchini, spesso giovani, con donne modenesi che si prestavano in cambio di un tornaconto. Ogni pratica costava all'immigrato 3.000 euro, che finivano nelle tasche dell'albanese per poi essere distribuiti alle "spose" e, per quanto riguarda gli immigrati nordafricani, anche al marocchino finito ai domiciliari, che era a sua volta un procacciatore di "clienti". Il poliziotto, da parte sua, velocizzava le procedure burocratiche e nel caso dei matrimoni ometteva i controlli necessari a verificare la reale consistenza del matrimonio. Tutto questo in cambio di favori di ogni genere, non propriamente attraverso mazzette in contanti, ma con regali e servizi, tra cui cene offerte, la ritinteggiatura di casa, il regalo di un divano e di un set di pneumatici, solo per citarne alcuni.

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