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Cronaca

Curiosità Modenesi | Il segreto dei tesori nascosti nei pozzi, quando a Modena c'erano i barbari

Per gli appassionati di storia, il territorio modenese regala un'avventura all'Indiana Jones. Infatti durante la calata dei barbari in Italia nell'Alto Medioevo, molti modenesi nascosero le proprie ricchezze in pozzi tutt'ora inesplorati

E' uno dei segreti più interessanti per i ricercatori di tesori nel territorio modenese e fonda le sue radici nell'Alto Medioevo, nei secoli bui che videro la caduta dell'Impero Romano sotto le armi dei barbari. Una volta distrutto il potere dei romani, Mutina rimase da sola con cittadini che dovevano difendersi e non fu certo immune dagli attacchi dei barbari che scendevano dal nord Europa. 

La sfortuna iniziò subito per i modenesi che nel 400 videro la città sommersa dalle acque fangose del Secchia a seguito di un'alluvione, e passarono solo quattro anni che un nuovo nemico giunse alle porte della città, ma non si trattava di acqua. Erano i Visigoti di Alarico, scesi dalle Alpi, pronti a saccheggiare ogni villaggio del territorio modenese. Il 452 fu la volta degli Unni, ma il vescovo Geminiano II indisse una grande preghiera davanti alla tomba del santo omonimo e come per miracolo la nebbia nascose Modena dall'orda barbarica. 

Chi viveva fuori Modena invece non se la passò bene, infatti sia i Visigoti che gli Unni erano soliti trucidare gli uomini e stuprare le donne prima di trucidare anche queste. Perciò nelle terre di campagna si adottarono diversi metodi per mettersi a riparo e per mettere in sicurezza anche i propri averi. A Cognento, Castelfranco Emilia, San Cesario, Spilamberto, Sant’ Ambrogio e Gorzano si è sempre tramandata la storia di pozzi ricchi di anfore, gioielli, monete e materiali vari. Di fatto da mezzo secolo a questa parte diversi pozzi sono stati trovati, ma ovviamente le leggende vogliono che i pozzi più ricchi siano ancora nascosti proprio nelle zone di Castelfranco Emilia e Spilamberto. 

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