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Cronaca

Furti senza deterrente, ma il Procuratore plaude alla depenalizzazione

Le depenalizzazioni dei reati "minori" sono in realtà precorse dalle indicazioni delle Procure, che chiedono di limitare gli arresti e talvolta persono le denunce per furti di lieve entità. Zincani: "Il carcere non deve può essere strumento di controllo sociale"

Il bollettino di guerra dei furti negli appartamenti e nei negozi modenesi non solleva solamente un inquieto dibattito tra i cittadini e sulla stampa, ma collima con alcune riflessioni di natura giuridica che proprio in queste settimane sono al centro dell'agenda politico istituzionale. La depenalizzazione dei reati è infatti argomento di grossa attualità e coinvolge in primo luogo proprio i furti, ma anche borseggi, truffe o altri crimini considerati “minori”.

Se le forze dell'ordine lamentano grosse difficoltà nell'arginare il fenomeno dilagante dei reati predatori proprio per l'inefficienza della pena detentiva e per l'assenza di un reale deterrente, dalla Procura di Modena si alzano voci di avviso contrario, più in linea con le indicazioni che giungono in questi giorni dal Governo. Non è infatti un mistero che dai vertici della Procura modenese sia arrivata alle forze dell'ordine la direttiva abbastanza chiara che esclude l'arresto per svariate tipologie di furto e addirittura consiglia di evitare la denuncia per furti di lieve entità, come quelli di generi alimentari nei supermercati.

Una linea “morbida” che il Procuratore Vito Zincani – ormai al termine del proprio mandato – ha sintetizzato con un ragionamento di natura giuridica: “E' sbagliato pensare che il controllo sociale possa essere affidato solamente al diritto penale. Così come la pena detentiva non può essere concepita come esclusivamente vessatoria, ma deve avere, come riportato sulla nostra Costituzione, un valore riabilitativo”. Zinacani ha dunque puntato il dito contro l'inadeguatezza del sistema carcerario: “I detenuti necessitano di educazione e di lavoro, per essere rieducati e reinseriti correttamente nel tessuto sociale – ha speigato il Procuratore – E oggi nelle carceri italiane questo non avviene”.

Con preciso riferimento ai furti che oggi rappresentano la vera piaga modenese, Zincani sottolinea in sintesi come sia necessario tenere in grande considerazione il principio della minima offensività del fatto: “Non è possibile pensare di criminalizzare ogni minima offesa, anche perchè non sono portatrici di un reale allarme sociale. La depenalizzazione consentirà di ridurre i processi e permetterà alla magistratura di concentrarsi sui reati veramente gravi”.

Una posizione nota e diffusa tra gli addetti ai lavori, figlia di un ragionamento giuridico facilmente comprensibile e dell'esigenza di snellire la macchina processuale, gravata da decenni di ipertrofia del diritto penale. Ma pur sempre una posizione non semplice da spiegare a coloro i quali vivono sulla propria pelle le coseguenze dei furti che – con il rischio di contraddire il Procuratore – un certo diffuso allarme sociale tra i cittadini modenesi lo stanno generando da ormai un po' troppo tempo. Esiste oggi, in un contesto di crisi economica e di forte immigrazione, un deterrente per chi è intenzionato a commettere furti? La cronaca modenese è univoca, ma evidentemente le opinioni in materia sono diversificate.

Lo stesso sindaco Muzzarelli ha deciso di indirizzare ai parlamentari una lettera sull'argomento, con una posizione decisamente contraria a quella argomentata dal Procuratore e sostenuta dalla politica romana: "Capisco l'esigenza di far fronte all'emergenza delle lentezza della giustizia - afferma Muzzarelli - ma occorre tenere anche conto che i sindaci e le forze dell'ordine devono poter contrastare con efficacia i fenomeni criminosi che hanno un forte impatto sulla vita delle comunità. In questo modo si indebolisce la lotta alla microcriminalità in un momento in cui l'allarme sociale per questo tipo di reato è sempre più elevato. No, così non va, il Governo e il Parlamento ci ripensino".

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