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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Castelfranco Emilia

Garante regionale a Castelfranco dai detenuti, "Insufficienti possibilità di lavoro"

La Garante regionale delle carceri si è incontrata venerdì con i detenuti di Castelfranco Emilia alla Casa di reclusione-Casa di lavoro sottolineando che "rimangono insufficienti le possibilità di lavoro"

Rimangono insufficienti le possibilità di lavoro lo sostiene il Desi Bruno garante regionale dei detenuti che ha visitato l’istituto di Castelfranco Emilia venerdì scorso. Nell’occasione sono stati effettuati colloqui con gli internati le cui vicende detentive erano state portate all’attenzione dell’Ufficio. Il numero delle presenze era di 91, non compresi nel dato, ma in carico alla struttura, 18 internati in licenza. Quest’ultimo istituto può essere concesso dal magistrato di sorveglianza, anche al fine di favorirne il riadattamento sociale, per una durata di 6 mesi nel periodo immediatamente precedente alla scadenza fissata per il riesame della pericolosità sociale.

Nella struttura si trovano per la quasi totalità persone che hanno commesso reati, e hanno già scontato la pena in carcere, a cui il magistrato ha applicato questa ulteriore misura di sicurezza perché considerate socialmente pericolose. Si tratta per lo più di persone in condizione di fortissimo disagio sociale, raramente residenti sul territorio, molte delle quali con problemi psichiatrici. La criticità più rilevante riguarda la "scarsissima possibilità di lavorare", nonostante il fatto che proprio il lavoro dovrebbe rappresentare il contenuto caratterizzante di questa misura di sicurezza. Senza progetti specifici orientati al reinserimento sociale, il magistrato di sorveglianza non viene messo nelle condizioni di esprimere un giudizio di cessata pericolosità sociale, così spesso procedendo alla proroga della misura.

Secondo la Garante, "sarebbe opportuno attuare forme di riorganizzazione tese alla territorializzazione delle misure di sicurezza, consentendo il rientro e/o l’avvicinamento, ove possibile, degli internati ai luoghi di residenza o comunque di frequentazione abituale, e agevolando così la presa in carico da parte dei servizi territoriali, incidendo così sui casi di proroga". L’ufficio del Garante ha posto la questione all’Amministrazione penitenziaria, che ha già manifestato un orientamento favorevole. In questo periodo, sono stati segnalati ritardi nella concessione delle licenze per l’ingresso in comunità terapeutiche.

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