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Cronaca

"Ha una bomba in mano. Arriviamo a Renzi", polemica sulle dichiarazioni del Procuratore di Modena

Sentita dal Csm per un'indagine interna, il procuratore Lucia Musti ha rivelato dettagli dei colloqui avuti con due Carabinieri durante l'inchiesta sulle tangenti di Cpl Consocrdia ad Ischia. Nel mirino le intercettazioni su Matteo Renzi e sul caso Consip

Stanno creando grande polemica a livello nazionale – e non poteva essere altrimenti – le dichiarazioni rilasciate dal procuratore capo di Modena, Lucia Musti, in occasione dell'audizione dello scorso 17 luglio, quando fu davanti al Csm. La deposizione rientra nell'indagine "interna" che la stessa Magistratura sta conducendo, con l'obbiettivo di vagliare le condotte dei pm napoletani Henry John Woodcock e Celestina Carrano, sul caso Consip e su altre inchieste

Nello specifico, la dottoressa Musti era stata sentita in merito ad un particolare elemento emerso durante l'inchiesta su Cpl Concordia, accusata di versare tangenti per la metanizzazione dell'isola di Ischia. Furono i magistrati partenopei ad avviare l'inchiesta, che poi venne dirottata su Modena, dove furono spediti tutti gli atti. Tra questi figuravano anche alcune intercettazioni telefoniche apparentemente "fuori contesto" e su cui il Csm vuole fare chiarezza. Nello specifico furono trascritti i colloqui tra il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi e l'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

A destare "scandalo" sono state però le dichiarazioni del capo della Procura di Modena in merito a due ufficiali dell'Arma dei Carabinieri, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto e il colonnello Ultimo, incontrati dalla Musti proprio durante l'inchiesta sulla cooperativa concordiese. Parte della testimonianza del magistrato davanti al Csm è stata riportata dalla stampa nazionale. Secondo 'Repubblica', 'Corriere' e 'Messaggero', Musti ha riferito queste parole pronunciate dai carabinieri durante il loro colloquio: "Se vuole ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi". 

La "bomba" in questione era riferita appunto al caso Consip, probabilemente ritenuto il grimaldello capace di scardinare un ampio sistema di potere. Tuttavia, all'indomani della pubblicazione di questi colloqui, Lucia Musti ha deciso di non rilasciare dichiarazioni, nè alle agenzie di stampa, nè ai media locali.

Una dichiarazione rilevante è invece stata resa dal colonnello Ultimo all'Ansa. "Non ho mai svolto indagini per fini politici – ha spiegato il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina – Si tratta di una campagna di linciaggio con insinuazioni e falsità da alcuni organi di disinformazione funzionali alle lobby che da anni cercano di sfruttare il popolo italiano". In merito ai colloqui con il Procuratore di Modena il carabiniere spiega: "Contrariamente a quanto riportato dalla stampa - prosegue il Capitano Ultimo - non ho mai spinto la dottoressa Musti a compiere azioni illegali e non l'ho mai forzata in nessuna cosa. Abbiamo sempre eseguito le indagini che ha richiesto e ordinato, con lealtà, umiltà e nei limiti delle nostre possibilità umane e professionali. Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri".

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