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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Escursioni estive, un viaggio tra i 5 siti archeologici del modenese

Le terre modenesi hanno accolto romani, celti, etruschi e popoli paleolitici, i loro reperti sono ancora sottoterra, ma già molti sono stati scoperti. Ecco i 5 siti archeologici più interessanti del modenese

La Provincia di Modena è ricca di misteri e di castelli, di storia e di luoghi leggendari, ma è anche uno dei centri di ricerca storica e archeologica più fruttuosi di sempre. Basti pensare che ogni due anni c'è un lavoro in città che viene fermato perchè negli scavi vengono rinvenuti edifici o oggetti storici risalenti all'epoca romana, celtica, etrusca e persino dei popoli più primitivi. Ecco i 5 siti archeologici più interessanti del modenese:

PARCO TERRAMARE DI MONTALE. Si tratta del più noto sito archeologico della provincia e racconta una storia antica e affascinante, in un tempo in cui gli uomini costruivano le case pochi centimetri sopra il livello dell'acqua. Le terramare sono villaggi sorti in Emilia e nella zona centrale della pianura padana 3500 anni fa. Gli insediamenti erano circondati da poderosi terrapieni e da ampi fossati. Le abitazioni venivano spesso costruite su piattaforme sopraelevate.Gli scavi nella collinetta di Montale hanno portato alla luce i resti di una terramara visitabili in uno spazio museale attrezzato. Nel museo all'aperto è stata ricostruita una parte del villaggio con fossato, terrapieno e due case arredate con vasellame, utensili, armi e vestiti che riproducono fedelmente gli originali.

LE MUMMIE DEL MUSEO DI ROCCAPELAGO. Tra il 2009 e il 2011, in occasione di lavori di restauro e consolidamento della Chiesa parrocchiale della Conversione di S. Paolo di Roccapelago, un piccolo borgo dell’Alto Appennino emiliano in comune di Pievepelago (MO), sono stati effettuati scavi archeologici che hanno riportato alla luce i resti della rocca medievale, della chiesa preesistente con diverse sepolture e una cripta sepolcrale. L’indagine archeologica ha recuperato i resti di oltre 400 individui di ambo i sessi e di tutte le età sepolti tra il '500 ed il '700. Di questi, una sessantina si presentano in condizioni di parziale mummificazione per effetto di un processo naturale dovuto alle particolari condizioni microclimatiche dell’ambiente di inumazione. I corpi, deposti uno sull'altro a formare una piramide di resti umani all’interno della cripta, erano ancora rivestiti degli abiti (camice e calze pesanti), erano avvolti in sudari e conservano ancora vaste porzioni di tessuti molli (pelle, tendini, muscoli, organi viscerali, capelli). Attualmente le mummie sono visibili all'interno del Museo di Roccapelago. 

IL MOSAICO DI SAVIGNANO SUL PANARO, UNO DEI PIU' BELLI D'ITALIA.  resti di una grande struttura di tarda età romana vennero in luce a Savignano sul Panaro, nei pressi dell’antica via Claudia, per la prima volta nel 1897. Ne emersero eccezionali mosaici pavimentali che destarono l’attenzione dell’allora direttore del Museo Civico di Modena Arsenio Crespellani, tanto da spingerlo a intraprendere un vero e proprio scavo archeologico. Tra il 2010 e il 2011 i lavori per la realizzazione di una rotatoria sulla stessa strada, ora denominata via Magazzino, hanno portato nuovamente in luce le pavimentazioni e i resti dell’edificio e hanno consentito il completamento delle indagini archeologiche e il distacco del mosaico. Il recente restauro del mosaico ha permesso la valorizzazione di un reperto davvero unico, che dopo l’esposizione temporanea presso il Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, verrà permanentemente conservato all’interno della casa natale di Giuseppe Graziosi, a poca distanza dal luogo della sua scoperta.

NOVI SAD DI MODENA, IL PARCO ARCHEOLOGICO NEL CENTRO DELLA CITTA'. La vasta area archeologica messa in luce nel sottosuolo del parco Novi Sad è stata scoperta a partire dall’autunno 2009, quando sono iniziati i lavori per la costruzione del parcheggio interrato NoviPark, per dimensione il secondo più grande d’Italia. Lo scavo archeologico, che ha raggiunto la profondità di oltre 7 metri, ha messo in luce una stratigrafia che attesta una frequentazione dell’area fin dalla prima età del ferro (IX-VII secolo a.C.).  Dagli strati di età romana è emerso, perfettamente conservato, il tracciato di una strada in grossi ciottoli di pietra, in uso per almeno quattro secoli, dalla tarda età repubblicana al tardo antico. Oggi questa strada e questi edifici sono visibili, almeno nelle loro fondamenta, visitando proprio il parco Novi Sad. 

LA CASA ROMANA DEDICA A MINERVA DI MONTEGIBBIO. E' a Montegibbio che sono state scoperte le fondamenta di una villa romana. I numerosi reperti sono inquadrabili tra la metà del II sec. a.C. e gli inizi del I sec. a.C., ma ci sono anche varie monete (nummi tardo antichi, assi, sesterzi di I sec. d.C.) e di pregevole vasellame, tra cui alcuni piatti in terra sigillata italica e coppette a pareti sottili. La probabile esistenza di una struttura votiva riporta in primo piano le acque salutari attestate in prossimità di questo sito, che si manifestano in fonti salate, polle di petrolio e vulcani di fango (Rio del Petrolio, Salsa di Montegibbio).  Divinità dai mille compiti, secondo Publio Ovidio Nasone, protettrice di medicina e dottori con il termine di Minerva Medica, la dea Minerva e i culti ad essa connessi sono già attestati in zona, collegati ad antichi riti salutari e tradizioni indigene: a qualche decina di chilometri da Montegibbio, ad esempio, in prossimità dei vulcani di fango di Nirano, fu rinvenuta una sporadica arula votiva (piccolo altare) di epoca imperiale dedicata a Minerva.

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