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Cronaca

Festival Filosofia. Intervista a Remo Bodei: "La vera filosofia non si impara a scuola"

Con l'arrivo del Festival della Filosofia abbiamo intervistato uno dei filosofi contemporanei più importanti al mondo, Remo Bodei. Cosa significa la filosofia oggi e come si fa ad imparare? Tutto in questo dialogo con il professor Bodei

La città di Modena sarà protagonista questo weekend del Festival della Filosofia che invaderà le piazze della nostra città e di Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 Settembre. Per questa occasione abbiamo intervistato uno dei filosofi più importanti al mondo, Remo Bodei, professore di Filosofia presso la University of California a Los Angeles, nonché presidente del Comitato Scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia.

Ecco la nostra intervista al professor Remo Bodei:

Professor Bodei, quest'anno il tema attorno a cui gira il Festival è l'Agonismo. Che ruolo ha l'agonismo nella società di oggi? Un ruolo molto importante, anzi forse ancora più importante oggi che in passato. L'agonismo è la cifra con cui si interpreta la civiltà occidentale, perché ogni volta che viene raggiunto un risultato celebrabile si alza l'asticella. Quindi affronteremo nel Festival questo tema dal punto di vista dello sport, della concorenza, che è oggi diventata non solo economica e militare, ma anche giuridica. Tratteremo della natura dell'agonismo, che porta noi essere umani a provare passioni, invidie, gelosie o disgusto, e a questi aggiungeremo l'elogio del fallimento. L'agonismo è la filosofia, questo lo sapevano i folosofi pre-socratici, in particolare Pitagora sosteneva che la filosofia è di fatto una gara. 

Lei si occupa da anni dello studio della memoria. Come si rende l'agonismo memorabile? L'agonismo è una memoria a termine, perché ogni secondo nei 100 metri è memorabile. Lo sport di fatto è il modello di misurabilità dell'agonismo, e attraverso esso possiamo constatare il procedere di quest'asticella oltre alla quale si vuole sempre andare. Ma non solo lo sport, infatti anche la tecnologia oggi vede lo stesso metodo misurabile legato all'agonismo, ossia alla sua velocità di sviluppo. A questo però bisogna collegare il quesito dal punto di vista del piano morale, perché se la scienza non deve a mio avviso avere limiti, la tecnologia non può godere della medesima libertà, perché vi è una dimensione morale da considerare. 

Ogni anno i partecipanti al festival della filosofia aumentano. Secondo lei com'è stato possibile raggiungere questo risultato? Devo essere sincero, quando  lanciammo l'idae di fare un festival della filosofia, credevamo che la partecipazione sarebbe stata di gran lunga inferiore ai numeri che oggi abbiamo. In realtà il festival, in quanto festival e non convegno, è riuscito ad unire alla filosofia un numero enorme di iniziative che vanno dalle mostre al teatro, dalla musica all'arte. Penso che sia stata questa formula coordinata di elementi differenti ad aver creato quel valore aggiunto che i partecipanti al festival hanno apprezzato. 

Che ruolo ha la filosofia nella vita umana? La filosofia è una parte fondamentale della vita umana. Interrogarsi sul mondo in cui si è inseriti, e che non possiamo considerare altrimenti se non come un mondo già fatto, porta l'uomo a porsi le domande. La prima ricerca che potremmo dire filosofica la compie il bambino quando pone la domanda "perché" a tutto ciò che lo circonda, e spesso i genitori dopo un paio di domande si stancano. Ecco questo stancarsi di rispondere e di spiegare la realtà, ossia questa opacità, ha probabilmente avvicinato sempre più persone a questo festival, perché riconoscono il bisogno di sapere di più di ciò che hanno imparato a scuola, consapevoli che oggi l'istruzione passa attraverso l'auto-istruzione. E poi la filosofia apre delle tematiche che sicuramente pongono problemi che riguardano tutti, e a differenza di un credo religioso o politico, non vuole dare verità, perché non si pone il problema di rassicurare. 

Il successo del festival secondo lei è legato anche alla città di Modena in quanto tale? Sicuramente questi tipi di festival funzionano in città medie e piccole. Penso a Modena, come Mantova o Sarzana, che sono luoghi di dimensioni tali che un festival diventa un momento di condivisione da parte di tutti i cittadini. Ricordo che qualche anno fa venne creato a Roma un altro festival, ma durò poche edizioni, perché la città era così grande che quell'evento passò in secondo piano. Penso inoltre che questo festival sia uno dei pochi, forse saranno una dozzina, davvero di qualità, e questo è grave se pensiamo che in Italia attualmente si tengono più di 600 festival ogni anno. 

Per chi non avessse mai studiato filosofia a scuola, come dovrebbe avvicinarsi a questo mondo? Sicuramente bisogna partire dallo studio dei classici, e questo è il più grave errore che la scuola commette quando vuole insegnare la filosofia. Gli studenti non sono abituati a leggere i testi dei filosofi, ma sentono troppo spesso una loro interpretazione, come se l'insegnate raccontando de I Promessi Sposi sintetizzasse dicendo: "Due giovani innamorati vogliono sposarsi, ma un nobile molto cattivo non glielo permette, ma alla fine si sposano".

Cosa manca alla scuola italiana per insegnare la filosofia come si deve? E' evidente che manca in questo approccio alla filosofia una criticità. E poi l'altro grave errore della scuola quando insegna la filosofia è che sembra procedere da autore ad autore come fosse un serial di killer, ossia che il filosofo successivo distruggere il lavoro di quello precedente, e così avviene per lui con l'arrivo del nuovo filosofo. La filosofia non è la distruzione del lavoro degli autori precedenti, ma un percorso di ricerca che cresce nel tempo. Il problema è che troppo spesso si studiano autori di 2000 anni fa e si arriva a malapena ad Hegel, poi non si sa nulla degli autori contemporanei, oppure non si fa comprendere ai ragazzi che Hegele e Spinoza sono molto più contemporanei di alcuni filosofi di oggi. 

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