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Cronaca Albareto / Stradello San Matteo

Alluvione: indagine chiusa, la Procura prepara gli avvisi di garanzia

Attesa a breve l'iscrizione nel registro degli indagati di coloro i quali i magistrati modenesi hanno ritenuto responsabili del disastro che ha colpito la Bassa lo scorso gennaio. E non si esclude l'accusa di disastro colposo

Il nuovo anno sembra destinato ad aprirsi con una svolta davvero significativa in Procura. É infatti ormai chiusa l'indagine sull'alluvione che lo scorso gennaio ha investito i comuni della Bassa Modenese dopo la rottura dell'argine del Secchia. Lo stesso Procuratore Vito Zincani ha fatto sapere che l'attività investigativa è giunta al termine e che il PM Pasquale Mazzei si prepara a tirare le somme di quanto raccolto in questi lunghi mesi.

“Stiamo valutando se procedere all'iscrizione di alcuni soggetti nel registro degli indagati”, ha rivelato Zincani, il quale ha voluto mantenere il massimo riserbo, pur facendo intendere che gli avvisi di garanzia sembrano ormai in rampa di lancio. Passate le festività Natalizie, dunque, sarà possibile valutare quelle che sono le responsabilità individuate dalla magistratura riguardo la rottura dell'argine del Secchia. Un'accelerazione attesa da tempo.

Se la Commissione d'inchiesta istituita dalla Regione aveva dato risposte di natura tecnico-scientifica, alla Procura spetta un compito diverso. Sulla scrivania del PM giacciono diversi esposti, presentati sia dai residenti alluvionati, sia dalle associazioni ambientaliste, che più volte hanno sollecitato la giustizia a fare presto, prendendo in considerazione l'ipotesi di disastro colposo.

Ad oggi non è dato sapere se il campo d'imputazione riguarderà proprio il disastro colposo – quindi legato alle responsabilità di mancata manutenzione e sorveglianza degli argini di San Matteo - o se il PM ha individuato differenti ipotesi di reato. Ma il fatto che nel registro degli indagati sembrano destinate a finire più persone, fa presumere proprio che si intenda mettere sotto accusa le figure tecniche e dirigenziali di Aipo o di altri enti preposti alla tutela del territorio. Questa volta, insomma, a finire sul banco degli imputati non potrà essere una colonia di nutrie.

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