I giovani modenesi sono indecisi, annoiati e insoddisfatti
Serpeggia un deciso malessere fra le nuove generazioni, nonostante amicizia, famiglia e libertà siano per loro al primo posto. Lo rivela un'indagine effettuata dall'ufficio statistico comunale
Credono nella famiglia e nell'amicizia, ma in cima alla lista delle cose importanti mettono anche la democrazia e la pace. Si fidano di chi spende tempo ed energie nel volontariato sociale, degli scienziati, dei medici e la gran parte di loro conosce per esperienza diretta l'associazionismo sportivo, parrocchiale, studentesco o di altro tipo. Eppure, per parlare della propria generazione preferiscono usare termini come "indecisa", "insoddisfatta", "individualista" e "annoiata".
Sono i giovani modenesi fra i 15 ai 24 anni fotografati da una ricerca voluta dall'assessorato comunale alle Politiche giovanili e curata dall'Ufficio ricerche del Comune di Modena. La rilevazione è stata effettuata da gennaio a maggio 2011 intervistando, attraverso la compilazione di questionari on-line, 445 ragazzi rappresentativi della popolazione modenese per genere, età e cittadinanza, tra i quali un numero di immigrati indicativo della percentuale della popolazione straniera in città.
Quattro le sfere a cui attengono gli oltre 40 quesiti somministrati: una prima parte della ricerca indaga i valori di riferimento e i comportamenti individuali, un'altra l'atteggiamento nei confronti dell'immigrazione, un terzo capitolo è dedicato alla percezione di sé come generazione e infine, l'ultima parte si concentra sul rapporto con la città.
"Dai risultati emerge un quadro in sintonia con la realtà modenese, e in genere emiliano-romagnola - afferma il sociologo Vittorio Martinelli, curatore della ricerca - che si caratterizza come una società organizzata in cui l'aggregazione è un aspetto fondamentale. I giovani si dimostrano a tutti gli effetti parte della comunità; sono legati al territorio di riferimento e partecipano alle forme associative. Eppure non si percepiscono come generazione, di contro attribuiscono a quella dei genitori i valori che non riconoscono alla propria. I motivi possono essere diversi, ma resta il fatto che per crescere la comunità ha bisogno che una generazione si percepisca come tale", conclude Martinelli.