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Cronaca Pavullo nel Frignano

“Il mostro in prima pagina”. Gli avvocati e il giusto processo per la maestra di Pavullo

La Camera Penale di Modena esprime tutta la propria perplessità sul trattamento mediatico della 52enne arrestata ieri per maltrattamenti ai danni dei bimbi dell'asilo: "La spettacolarizzazione dei processi e la gogna mediatica"creano solo "vittime" e non fanno mai giustizia"

I maltrattamenti ai danni dei bambini dell'asilo di Pavullo sono oggi il titolo di apertura di tutti i media locali e sono rimbalzati velocemnte anche sulla stampa e sulle televisioni nazionali. Anche in questa occasione il “mostro è finito il prima pagina”, come si usa dire. Nome, cognome e fotografie della maestra pavullese sono stati diffusi insieme ad alcuni frammenti delle intercettazioni video dei Carabinieri, che ritraggono due scene delle “sfuriate” dell'insegnante, rinfocolando un dibattito vecchio quanto la storia del giornalismo giudiziario. E' stato opportuno sottoporre un'indagata ad una “gogna mediatica” di questo tipo?

Se lo sono chiesti in via formale anche gli avvocati della Camera Penale di Modena, che oggi hanno diffuso una nota di “richiamo” ai media per sottolineare come l'escalation mediatica non rappresenti certo un punto a favore delle garanzie processuali cui ogni cittadino ha diritto. “La vicenda merita stigmatizzazione non solo per l'odiosità del presunto reato, ma anche per la ormai consueta violazione dei principi del "giusto processo" a favore della anticipata celebrazione mass-mediatica del giudizio, che evidentemente, ormai, caratterizza anche la nostra realtà cittadina”. 

Gli avvocati sottolineano come le video intercettazioni siano state messe a disposizione della stampa e dei media molto prima che dell'indagata e del suo difensore. Per la Camera Penale si tratta di atti di indagine non pubblicabili, neppure parzialmente, nel loro tenore "testuale" fino alla chiusura delle indagini preliminari. In altre parole, la maestra si è vista ta nei filmati ancor prima che il suo avvocato avesse a disposizioni gli atti con i quali la stessa veniva reclusa agli arresti domiciliari.

La polemica della Camera Penale prosegue: “E' certamente più facile "sbattere il mostro in prima pagina", pubblicare foto, nome e cognome della 'cattiva maestra', piuttosto che salvaguardare i principi dettati dal codice e dalla Costituzione. Tuttavia l'avvocatura penalista non si stancherà mai di affermare che il rigoroso 'rispetto delle regole' è il primo baluardo di un Stato di diritto e che la spettacolarizzazione dei processi e la 'gogna mediatica' creano solo 'vittime' e non fanno mai giustizia”.

Oggi i social network amplificano indubbiamente la cosiddetta gogna mediatica, rispetto ad un tempo dove le comunicazioni erano meno immediate. Il rischio di un “ingiusto processo” paventato dai penalisti modenesi è rimbalzato in modo evidente nella Rete, costruendo uno scenario certamente poco edificante e dimostrando una volta di più come la presunzione di innocenza sia un concetto troppo difficile da trasmettere. Colpa dei media? In parte sì, sarebbe ipocrita negarlo. Ma solo in parte. Il resto appartiene ad un dibattito vecchio quanto il già citato giornalismo giudiziario.

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