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Cronaca Savignano sul Panaro

Violenza e bestialità. L'inchiesta sull'assassino della giovane prostituta

Quanto emerge dall'indagine della Procura a carico del 34enne di Savignano è il ritratto di un uomo senza scrupoli, incline alla violenza e socialmente pericoloso. I reati contestati sono avvenuti nel giro di pochi giorni e potevano causare altre vittime

Chiusi nel silenzio, hanno lavorato intensamente giorno e notte per fare luce su un caso dai risvolti raccapriccianti, con l'urgenza di dover fronteggiare un assassino a piede libero che avrebbe potuto commettere altri atroci delitti. I magistrati della Procura della procura della Repubblica di Modena e i Carabinieri hanno condotto in questi giorni un'inchiesta davvero complessa, che si è avvalsa delle migliori professionalità presenti sul campo per risolvere quello che si è rivelato un caso "fuori dal comune" anche per gli standard criminali. L'omicidio di San Donnino, infatti, ha richiesto uno sforzo davvero imponente agli inquirenti, che si sono trovati di fronte ad uno scenario ben più vasto di quello che si poteva ipotizzare.

Come noto, il rinvenimento del cadavere carbonizzato accanto al Percorso Natura del Panaro, nei pressi dei laghi Vivinatura, è stato ricondotto dalla magistratura alla mano omicida di un 34enne di Savignano sul Panaro, che si trova ristretto in carcere su ordinanza del Gip. A suo carico sarebbero però emersi altri delitti, tutti compiuti in un lasso di tempo di appena 9 giorni e che hanno richiesto la formazione di un pool di Pm - il procuratore Lucia Musti e i Sostituti Marco Imperato e Claudia Natalini - i quali hanno coordinato non solo il Nucleo Investigativo dell'Arma, ma anche i Ris e i militari delle stazioni dei territori coinvolti. Tre fatti sono stati attribuiti al 34enne, in una sorta di follia violenta difficile da comprendere.

Il tentato sequestro di Savignano

Gli inquirenti sono risaliti all'identità dell'uomo dall'ultimo dei tre crimini che gli vengono imputati, grazie alla prova schiacciante delle immagini fornite da una videocamera privata. Il 2 settembre il savignanese è stato ripreso nel tentativo di bloccare e far salire sulla propria auto una giovane donna, che per sua fortuna è riuscita a fuggire. L'identità della ragazza non è stata rivelata, nè si conosce la relazione che intercorreva tra i due, ma abbastanza chiari sembrano gli intenti dell'uomo. A seguito della denuncia, dopo soli quattro giorni - ovvero il 6 settembre - il 34enne era stato raggiunto a casa dai militari e scortato in cella su ordinanza del Tribunale. Ma era solo l'inizio.

Il video del tentato sequestro

La violenza sessuale di Zocca

Al soggetto detenuto è stata contestata anche una violenza sessuale commessa a Zocca il 24 agosto, per altro l'unico delitto che il 34enne ha confessato. In quella circostanza, di prima mattina, una giovane residente nel comune dell'Appennino era stata aggredita nel garage della propria abitazione da un uomo incappucciato, che l'aveva attesa nascosto nell'ombra e poi molestata. La vittima, una 30enne del posto, era legata da un normale rapporto di conoscenza con il suo aggressore, ma quella mattina non lo aveva riconosciuto a causa della concitazione. Fondamentale per ricostruire quanto accaduto sono stati da un lato il sistema GPS montato a fini assicurativi sull'auto dell'uomo e dall'altro il monitoraggio delle celle telefoniche, che hanno permesso di certificare la sua presenza in quel luogo a quell'ora.

L'omicidio della prostituta e la brutalità sul cadavere

In ultimo gli investigatori sono risaliti al 34enne quale sospetto autore dell'atroce delitto scoperto il 10 settembre, allorché un cadavere di donna fu rinvenuto in un parcheggio abitualmente utilizzato per incontri "clandestini" nella zona di San Donnino. Una scena sconvolgente quella che si è presentata ai militari, con un corpo carbonizzato e diviso in due parti (busto e gambe) del tutto combusto e per altro preda degli animali selvatici per i dieci giorni di esposizione all'aperto. Quasi impossibile riconoscere la vittima, se non per un dettaglio minimo, emerso durante l'esame medico-legale: un chiodo endomidollare che era stato impiantato nel corso di un'operazione chirurgica , datato 16 dicembre 2013. Paziente di quell'intervento era stata una giovane cittadina rumena, allora 26enne, che era poi arrivata sul nostro territorio ed era dedita alla prostituzione su strada. Secondo gli inquirenti la donna sarebbe stata uccisa dopo che si era appartata per consumare un rapporto con il suo carnefice, nella notte tra il 29 e 30 agosto. Le ipotesi vertono su un soffocamento o su una serie di colpi inferti con un bastone. L'omicidio sarebbe per altro avvenuto in un luogo diverso da quello del ritrovamento del cadavere, che l'accusato avrebbe cercato di bruciare nel parcheggio di San Donnino nel tentativo di nascondere ogni traccia del suo operato.

La prova in mano ai magistrati

Cosa ha permesso di attribuire quest'ultimo delitto al savignanese? I Ris hanno trovato sotto il corpo alcuni frammenti di carta bruciacchiati, strappati da un libro scolastico, ritrovato in un cespuglio a poca distanza dalla macchia annerita del rogo e probabilmente utilizzato per appiccare l'incendio sul cadavere. La perizia su queste pagine ha permesso di capire che si trattava di un testo scolastico appartenente alla figlia della convivente del 34enne, verosimilmente prelevato dall'auto - una Lancia Ypsilon bianca - sempre usata dall'uomo per i suoi spostamenti. Un'ulteriore conferma verrebbe poi dalle tracce di Dna della vittima che gli specialisti dell'Arma hanno rinvenuto a bordo del veicolo.

Se le accuse verranno confermate, è abbastanza lampante quanto provvidenziale sia stata l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip nei confronti di un uomo che in pochi giorni ha commesso una serie di delitti tutti mirati ad abusare di giovani donne, per altro descritte dagli inquirenti come di corporatura esile e di un'età apparente più giovane di quella anagrafica. Una follia violenta che sembrerebbe disegnare l'identikit di un maniaco e sulla quale sono in corso ulteriori accertamenti, proprio per capire se il 34enne - già noto per piccoli precedenti contro il patrimonio e per uso di stupefacenti - possa aver commesso altri reati simili.

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