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Cronaca Concordia sulla Secchia / Via Chiaviche

Tragedia di Concordia, l'omicidio annunciato in un messaggio

Quattro colpi sparati a sangue freddo, così è morto Amos Bartolini, freddato da Carlo Ghidoni, che aveva già premeditato il gesto, concluso poi con il suicidio. Rinvenuto in casa un biglietto che preannunciava il gesto. Domani le autopsie

Grazie alle indagini condotte dalla magistratura con l'ausilio dei Ris, incomincia a delinearsi con maggiore chiarezza la drammatica vicenda dell'omicidio-suicidio di Concordia sulla Secchia, che è costato la vita al medico 51enne Amos Bartolino e all'artigiano 50enne Carlo Ghidoni, che ha sparato al professionista reggiano prima di togliersi la vita. Grazie al lavoro della PM Lucia De Santis emergono particolari inquietanti che testimoniano la premeditazione del gesto compiuto da Ghidoni.

IL MOVENTE – Diversi fattori hanno confermato che alla base del delitto vi siano state ragioni economiche, ovvero il compenso per il lavoro svolto nell'abitazione di Concordia di proprietà dell'oculista reggiano, diventata poi la scena del crimine. Ghidoni pretendeva da Bartolino il pagamento di una cifra elevata – stimata intorno ai 15mila euro per un totale di 800 ore di lavoro agli impianti elettrici – che il medico si sarebbe rifiutato di pagare, considerandola esosa. Giovedì scorso Ghidoni avrebbe fatto visita allo stesso Bartolino sul luogo di lavoro, l'ambulatorio oculistico di Correggio, rivendicando il pagamento e venendo respinto. 

IL DELITTO– Ieri mattina intorno alle 8.30 era fissato un appuntamento al cantiere di via Chiaviche, al quale era invitato anche un falegname di Concordia, diventato testimone chiave della vicenda. Al centro dell'incontro c'era proprio la discussione sul compenso del Ghidoni e la presenza del falegname chiamato da Bartolino era propizia a conciliare una trattativa più equa, come richiesto dallo stesso medico all'artigiano. Secondo quanto il falegname ha riportato agli inquirenti, ad un certo punto della discussione, tutto sommato pacata, Ghidoni sarebbe uscito dall'edificio per dirigersi alla sua auto. Da qui avrebbe estratto un borsello contenente una pistola – la Glock .40 S&W – con la quale avrebbe aperto il fuoco sul medico, freddandolo sulla soglia dell'edificio e poi finendolo all'interno. Sarebbero stati sparati quattro colpi, di cui due letali al torace e all'addome. Poi il quinto colpo del Ghidoni, rivolto alla propria tempia, mentre il falegname scappava in auto, dove si trovava in attesa anche la figlia di 14 anni, che fortunatamente non era presente al momento del dramma.

PREMEDITAZIONE – Dalla perquisizione dell'abitazione di Carlo Ghidoni, residente a Carpi, sono tuttavia emersi i dettagli più significativi, che attestano una chiara premeditazione. I Carabinieri hanno infatti trovato sul tavolo della cucina un biglietto scritto a computer, firmato a mano e datato venerdì 11 luglio, nel quale l'assassino esprime tutta la sua insofferenza verso la giustizia e la società, sottolineando come sono i “furbi” a “farla franca”. Nel foglio anche un rimando a coloro i quali gli dovevano somme di denaro arretrate, e una citazione particolare per Amos Bartolino, indicato espressamente come colui il quale avrebbe pagato per tutti. Nell'appartamento erano custodite anche altre armi – un fucile a pompa e una carabina legalmente detenute – mentre un ulteriore fattore di premeditazione sta nel fatto che nel borsello rinvenuto sulla scena del crimine si trovasse un ulteriore caricatore e proiettili sparsi.

Intanto il PM De Santis ha disposto l'autopsia per entrambi i cadaveri, che verranno conferiti domani agli istituti di Medicina Legale di Modena, con garanzie di legge tali che i risultati verranno trasmessi esclusivamente ai famigliari delle vittime.

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