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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Alberto Gatti, informatico in carrozzina: "Ho aperto un'attività per pagare l'assistenza"

Alberto Gatti ha 24 anni ma a differenza dei suoi coetanei è limitato dalla sua tetraparesi spastica che lo vincola alla carrozzina. Non vuole però arrendersi e così ha aperto un'attività da informatico per aiutare i genitori nelle spese

Alberto Gatti è un giovane modenese di 24 anni con il diploma di geometra e la passione per il computer. Un ventenne come tanti altri che però vive una vita più limitata a causa della tetraparesi spastica di cui è affetto. Una malattia che lo ha costretto a sedere in carrozzina, a causa del difficile controllo dei movimenti, complicando anche la capacità di parola. Alberto non si è dato per vinto e il suo obiettivo è diventare autonomo economicamente, e 3 anni fa ha messo su un'attività informatica, la Gattipc, ma per portare a termine i suoi lavori ha bisogno di un assistente.

"Vorrei non pesare sulla mia famiglia – spiega Alberto – oggi il Comune mi fornisce già una persona che mi aiuta, ma non bastano le ore. Vorrei essere autonomo per tutta la mattina e poter lavorare ininterrottamente, ma senza pesare sulla comunità, per questo ho creato una mia attività. Per pagare con il mio lavoro la persona che mi assiste".  Noi che viviamo una vita "normale" siamo lontani da queste difficoltà ed è per questo che ho scelto di intervistare Alberto Gatti.

Di cosa si occupa la tua attività? Sono appassionato di computer perciò mi piace spaziare dalla  programmazione al database, dalla creazione di software gestionali alla trasformazione dei vhs e diapositive in dvd. 

Perché hai scelto di metterti in proprio? Sia per passione, ma soprattutto perché non mi piace stare con le mani in mano. Aspiro anche io ad avere una vita il più possibile normale e mi rendo conto che la mia famiglia ha per me ingenti spese. Vorrei che sia chiaro, non chiedo carità, ho sempre cercato di lavorare e di meritarmi il guadagno. Il problema è che senza accompagnatore per me lavorare è molto difficile. 

Il tuo handicap è stato un problema per i tuoi clienti? Per i miei clienti no, anzi forse erano più propensi ad affidare il lavoro a me. Tutti i miei clienti sono rimasti soddisfatti tanto che mi hanno fatto pubblicità su Facebook scrivendo per esempio: "Aberto mi ha trasformato in modo ottimo i vhs in dvd". Il punto è che molte volte quando mi chiamano per un lavoro sono spaventati dal mio handicap, e io vorrei che questa barriera fosse tolta

Qual è  la paura che provano quando gli parli del tuo handicap e cosa bisogna fare per sensibilizzarli? E' proprio il concetto di handicap che non gli piace. Certamente alcuni mi hanno chiamato ma per problemi vari, tra cui la mia difficoltà a parlare al telefono, ha impedito che diventassero clienti. Per altri invece era proprio una non volontà. Per far capire il mio talento, potrei fare un periodo di prova gratis. 

Credi che oggi il Comune ti dia abbastanza servizi? Il problema non è il comune, ma il sistema in quanto ho avuto occasione di parlarne con sindaci e assessori, tutte persone squisite, i quali mi hanno spiegato che fanno ciò che lo stato gli permette di fare. Non  penso che il sindaco o gli assessori ce l'abbiano con i disabili, anzi.

Perciò praticamente quante ore di servizio ti servirebbero in più? Io credo che 3 ore al giorno per 5 giorni sarebbe ottimale, ma non voglio pesare sulla comunità, vorrei pagarle di tasca mie queste ore aggiuntive, con il mio lavoro.

Qual è il tuo più grande sogno? Semplicemente lavorare al mattino e avere un accompagnatore tutti i pomeriggi, non chiedo altro. Vedi i sogni si realizzano con gli strumenti giusti, senza quelli rimangono sogni. Credo che sarebbe molto più semplice per me sbattere le mani sul tavolo e chiedere 15 ore ma poi non otterrei ciò che voglio, ovvero provare a lavorare e guadagnare il mio stipendio e pagare la persona con quello e aiutare la mia famiglia.

Sei in contatto con altri ragazzi o ragazze che hanno il tuo stesso handicap? Anche loro hanno i tuoi stessi problemi di servizi? Una volta ne conoscevo di più perché oggi molti sono nei centri per vari motivi. Conosco un ragazzo che è a casa ma obiettivamente è molto più grave e ha una copertura del comune maggiore. Diciamo che sono più fortunato di loro in questo senso. 

Alberto è determinato nei suo obiettivi e vuole sfidare i suoi limiti, che spesso non derivano dall'essere su una carrozzina, ma da una ingiustificata paura altrui, e spiega: "Dietro al computer siamo tutti uguali, non è importante se sei seduto su una sedia o su una carrozzina, è importante ciò che sai fare". Penso sia sbagliato dargli un lavoretto da fare per commozione, ma è meglio seguire il suo consiglio: "Mettetemi alla prova e dimostrerò cosa sono capace di fare". 

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