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Cronaca

Itinerari Modenesi | I luoghi della persecuzione degli ebrei

Un viaggio tra i luoghi in cui la violenza e la segregazione sono state protagoniste del nostro territorio

Il 27 Gennaio è noto a molti come il giorno della memoria, in cui si ricordano le vittime delle violenze operate durante la seconda guerra mondiale dai nazisti contro alcune di quelle che loro definivano razze, ovvero ebrei e zingari, ma anche contro i diversi tra cui gli omosessuali. Il territorio modenese è stato protagonista di questi eventi e vari sono i luoghi che ne raccontano la storia.

LA GHIRLANDINA (MODENA). La Ghirlandina è stata il primo teatro delle tristi vicenze legate alla persecuzione degli ebrei. Infatti, il 29 Novembre 1938 l'editore modenese Angelo Fortunato Formiggini si gettò dalla Ghirlandina, la torre del Duomo di Modena, suicidandosi. La motivazione era semplice, con l'introduzione delle leggi razziali, seppura vesse mutato proprietà e nome della sua casa editrice, essa venne espropriata. Una volta che non riuscì ad ottenere le "discriminazioni", previste per gli ebrei che avessero costituito una famiglia "ariana" e fossero estranei all'ortodossia ebraica, si suicidò. In una lettera all'editore Giulio Calabi, ricevuta solo a decesso avvenuto, Formiggini precisava che si sarebbe gettato con in tasca una missiva per il Re ed una per Mussolini, e con le tasche piene di soldi perché i fascisti non potessero dire che si fosse ucciso per motivi economici. Ma ai giornali fu imposto il silenzio.

SINAGOGA DI MODENA.  La Sinagoga di Modena, costruita dal 1869 su progetto del modenese Ludovico Maglietta, è uno dei monumenti più importanti della nostra città. La sua storia è legata a quella della comunità ebraica in Italia e ovviamente anche ai tristi eventi che si susseguirono dal 1938 con l'introduzione delle leggi razziali. All'epoca erano 267 gli ebrei censiti in città i quali furono esclusi dalle scuole, dall'insegnamento, dall'esercito, dalle amministrazioni e dalle cariche pubbliche, altri ebrei invece dovettero lasciare l'Italia per emigrare negli Stati Uniti, tra cui la famiglia del giornalista Arrigo Levi. Con l'arrivo dei tedeschi molti ebrei di Modena dovettero nascondersi fuori città o fuggire in Svizzera. Nella sola famiglia Donati ventidue persone si rifugiarono in Svizzera. Il 4 maggio del 1945 venne riaperto il tempio, che era stato sigillato nel 1944 ma non depredato.

VILLA EMMA (NONANTOLA). Nel 1942, grazie all'avvocato Gino Friedmann, gli ebrei modenesi poterono trovare rifugio a Villa Emma a Nonantola 73 ragazzi e bambini ebrei in fuga dalla Jugoslavia occupata dai nazisti. Nella villa fu allestito una specie di collegio. Dopo l'8 settembre 1943 i ragazzi dovettero essere nascosti per non essere deportati dai tedeschi presso abitazioni di Nonantola e nell'Istituto salesiano San Giuseppe. Da lì fu organizzata la loro fuga in piccoli gruppi verso la Svizzera, dove tutti si poterono salvare nell'ottobre del 1943 traversando il fiume Tresa tranne un ragazzo di Sarajevo, ricoverato in un sanatorio sull'appennino modenese e deportato ad Auschwitz.

MUSEO MONUMENTO AL DEPORTATO POLITICO E RAZZIALE (CARPI). Il Museo al Deportato è stato istituito nel 1973 come memorial per tutti coloro che hanno dato la vita per la libertà dei popoli. Il museo è composto da 13 sale dove luci ed elementi grafici creano un'atmosfera di grande impatto emotivo, in una cornice che rimane, tuttavia , sobria ed essenziale. La continuità delle sale è scandita dall'incisione di frasi alle pareti scelte da Nelo Risi tra le "Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea". Le teche contengono pochi reperti materiali e fotografici in una esposizione volutamente scarna. Nel cortile si trovano le stesse linee essenziali che caratterizzano l'interno con 16 steli polidirezionate in cemento alte 6 metri, che richiamano esplicitamente lapidi cimiteriali, sulle quali sono stati incisi i nomi di alcuni campi di concentramento nazisti.

CAMPO DI FOSSILI, L'ANTICAMERA DELLO STERMINIO (CARPI). Il Campo di Fossoli fu uno dei più importanti campi di prigionia nazi-fascisti durante la guerra e soprattutto durante la guerra civile. Da Fossoli, una frazione di Carpi, partivano treni diretti ai lager del Reich e diversamente da ciò si potrebbe pensare, la sua costruzione sia stata voluta dai nazisti. Infatti, a farlo edificare fu il Regio Esercito Italiano nel Maggio del 1942 come campo di prigionia per i militari britannici, sudafricani e neozelandesi nelle operazioni di guerra nell'Africa settentrionale Dopo l'8 Settembre il campo venne prima gestito dalla Repubblica Sociale Italiana e poi direttamente dalle SS naziste. Da questo campo furono deportati nei lager nazisti molti ebrei, uno fra tutti è passato alla storia, si tratta del sopravvissuto Primo Levi, noto agli storici e agli scolari per aver raccontato la sua esperienza nel campo di sterminio di Auschwitz. Il campo di Fossoli dal 1944 diventa in realtà un insieme di due campi, uno destinato ai prigionieri di guerra gestito dalla Questura di Modena e quindi dalla RSI, e un secondo campo adibito solamente per i civili, quindi per i deportati razziali e politici, che invece fu gestito dalle SS naziste.

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