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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Itinerari Modenesi | Viaggio tra curiosità e leggende del Frignano

L'Appennino Modenese è ricco di luoghi curiosità e di leggende che raccontano di creature magiche e storie d'amore. Scopriamo curiosità e leggende del Frignano

L'Appennino modenese è da sempre meta escursionistica, ma anche terra di tradizioni e leggende. In questo itinerario scopriremo  le leggende e le curiosità che si nascondono tra le foreste e i borghi del Frignano. 

LE MISTERIOSE CAPANNE CELTICHE DI PIEVEPELAGO. Quando si parla di capanne celtiche si intende quelle costruzioni col tetto scalinato che ripetono le antiche tecniche costruttive dei Celti, che si sono diffuse nella zona di Pievepelago presso la località Roncacci-Casoni. Ma vediamo esattamente quali sono e cosa possiamo scoprire tramite queste costruzioni della civiltà celtica modenese.  La capanna celtica in località Roncacci (1169 metri) presenta una tipica copertura in segale e portico di pietra, risale al 1772 ed è stata ristrutturata nel 1985 grazie all'Accademia dello Scoltenna e al Lyons Club del Frignano. Lo spazio della capanna è diviso in due livelli, si crede destinati nell'antichità allo stivaggio di foraggio in uno dei livelli, mentre quello inferiore per gli animali. La capanna celtica in località Pianella (1126 metri) è stata recentemente consolidata e conserva il classico profilo scalinato delle due pareti di fondo, con le caratteristiche penne che proteggono la parte superiore del muro. La capanna celtica a Borracchione è in condizioni precarie, ma mantiene un particolare profilo ripido delle penne e una dislocazione delle porte d'accesso sulle pareti lunghe. Un'altra capanna celtica si incontra poi sulla via Vandelli, classico esempio di via di crinale, ossia una realizzazione senza grandi opere e a tipica concezione militare, perché in posizione dominante e facilmente difendibile, anche se ciò la rende esposta alle intemperie che ne impedivano la percorribilità in inverno.

LA LEGGENDA DEL LAGO DELLA NINFA (SESTOLA). Il lago della Ninfa è uno dei posti più magici dei nostri Appennini e lì che è stata ambientata una delle leggende montanare più note. La storia narra che anni e anni fa viveva nelle acque del lago una bellissima ninfa dai freddi occhi verdi. Cacciatori, pastori e carbonari l'amavano per la sua bellissima voce, con cui ogni giorno cantava alle montagne. Si divertiva a far innamorare quegli uomini, li lusingava con sguardi languidi e pieni di promesse, gettava verso di loro un ponte di cristallo e li invitava a raggiungerla. Quando loro pensavano di essere ormai vicini per abbracciarla, lei spezzava il ponte e loro morivano annegati. La leggenda è ambientata in un'altra leggenda, infatti questa storia sarebbe nata poiché il re dei Gorghi si innamorò di una pastorella, ma quell'amore non era ricambiato. Così il re impedì che lei potesse provare amore per altri. Un giorno si presentò un bel cacciatore e fu colpito dalla bellezza della ragazza, ma il re fece mettere in giro la voce che si trattasse di una Ninfa maligna. Lui però non li ascoltò e volle raggiungere la ragazza, e anche lei si perse nello sguardo del cacciatore innamorata. Conscia del suo destino ricreò il ponte e i due tentarono di raggiungersi, ma poco prima di riuscire ad abbracciarsi, il ponte si ruppe su maledizione del re, ed entrambi precipitarono nel lago dove affogarono. Dalla leggenda sono nate delle testimonianze, più o meno attendibili, di chi dice di sentire in nottate serene il lamento della ninfa che cerca il suo cacciatore sulla riva. Altri invece sostengono che le due nuvolette che salgono dalle acque del lago e che si cercano, sono gli spiriti dei due innamorati. 

LA LEGGENDA DEL BUCAMANTE (SERRAMAZZONI). E' una delle leggende dell'Appennino più note e più intriganti. L'ambientazione riguarda le cascate del Bucamante, che devono il loro nome alla tragisca storia del pastore Titiro e della nobile dama Odina. Lei era bellisima, giovane, bionda ed era solita fare lunghe passeggiate per i boschi in compagnia della sua domestica, e fu in una di queste camminate che incontrò il giovane pastore Titiro, anch'egli bellissimo. I due si innamorarono, per poi incontrarsi in segreto, ma un giorno la domestica invidiosa disse tutto ai genitori di Odina, che fecero rinchiudere la figlia nel castello. Odina però riuscì a scappare e raggiunse Titiro, ma non passò molto tempo che udirono le voci dei domestici in lontananza, così, capendo che il loro amore sarebbe finito, si gettarono dalle cascate del Bucamante, in un tenero abbraccio che li avrebbe uniti per l'eternità. 


I BAGNI DI BRANDOLA, L'ACQUA DEI MIRACOLI. I Bagni di Brandola sono un antico luogo situato nella vallata del Rossena, ossia un'antica fonte di acqua sulfurea, nota già ad etruschi e romani. Un luogo mistico e anticamente noto come fonte di acqua per riti e credenze pagane. La notorietà dell'acqua di Brandola è tuttavia legata agli eventi del 1448, ossia quando la zona fu colpita dai una  pesante epidemia che colpì i bovini. Gli abitanti del luogo si accorsero presto che gli animali che si abbeveravano con l'acqua della sorgente guarivano. La voce che a Polinago vi fosse la fonte di un'acqua miracolosa si sparse molto velocemente. Ben presto si formarono code e pellegrinaggi a questa fonte apparentemente miracolosa. L'acqua fu successivamente analizzata dal medico Michele Savonarola che parlò nel suo trattato "De Balneis et Termis", anche se il suo primo utilizzo curativo medico fu adoperato da Bartolomeo Accursini, che la usò per far guarire per l'appunto alcuni suoi pazienti. Oggi la fonte miracolosa è ancora accessibile e chissà che i suoi benefici non siano riscontrabili anche agli escursionisti degli Appennini? 

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