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Cronaca Caduti in Guerra / Corso Canal Grande

Lavori utili, quattro detenuti diventano bibliotecari alla Delfini

Nel dissesto del sistema carcerario e nella mancata attuazione dei programmi di reinserimento per i carcerati, si distingue la piccola esperienza modenese. Ma le case lavoro restano un fallimento

Per i prossimi 6 mesi, quattro detenuti del carcere di S. Anna vedranno la loro pena convertita in impiego di pubblica utilità e si trasformeranno in bibliotecari. Come risultato del rinnovo del Progetto di collaborazione fra Comune di Modena e Direzione del Carcere, questa persone affiancheranno il personale della Delfini in tutte le mansioni tipiche del loro mestiere, dal lavoro di archivio al servizio di front-office ai cittadini.

La collaborazione fra Amministrazione e carcere prosegue in realtà da molti anni ormai, specialmente sul settore bibliotecario, con il Comune impegnato anche nella biblioteca interna della struttura carceraria. E dopo le positive esperienze dei detenuti al lavoro nell'emergenza terremoto o presso la Charitas diocesana, si è voluto estendere questa esperienza di pubblica utilità.

Va poi sottolineato che sul territorio modenese si trovano due delle quattro strutture "lavorative" dell'intera penisola, ma le condizioni di questi luoghi sono tristemente note. Saliceta fu evacuata in primavera 2012 per ragioni di sicurezza post sisma, i 65 internati furono trasferiti, e la struttura non riaprirà, restringendo ulteriormente la già poverissima risposta "all'obbligo del lavoro", prevista dalla legge per gli internati. Ancor più inspiegabile l'inadeguato utilizzo della Casa di reclusione e lavoro di Castelfranco che, a chiusura 2012, conteneva 102 persone fra internati e detenuti, pochissimi dei quali impegnati in progetti di lavoro, nonostante questa sia una struttura di notevoli dimensioni e potenzialità: ma del tutto sottoutilizzate.

Ma nella stessa giornata in cui è stato siglata al convenzione tra carcere e Comune – come ha voluto sottolineare la Cgil in una nota -  è stata presentata la prima relazione annuale del "Garante dei detenuti" per l'Emilia-Romagna, attraverso la quale è stato illustrato il grande e crescente divario fra le poche e positive esperienze di penalità alternative al carcere e/o impegno lavorativo per i detenuti, ed una realtà che invece va in tutt'altra direzione. Un problema noto - insieme a quello del Cie - a cui si aggiunge il sovraffollamento delle strutture, cui proprio in questi giorni il Parlamento ha messo mano con diverse manovre di indulto.

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