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Cronaca Guiglia

Magner Bein | Origine dei 3 piatti dell'Appennino Modenese

Borlenghi, crescentine e gnocco fritto sono i tre piatti tipici della montagna modenese, ma le loro origini sono alquanto stravaganti. Un viaggio alla ricerca del gusto e della sua storia

Quando si parla di Gnocco Fritto non si può che pensare all'Emilia, la terra dove si pensa sia nato questo piatto tradizionale. Come spesso accade però le storie dei nostri piatti tradizionali non sono così lineari e sicure che vorremmo, e spesso la tradizione si mescola con l'oscurità mediovale che ha dimenticato dietro di sè documenti e testimonianze che rimarranno sempre buchi nella storia. 

Di una cosa siamo certi, ossia che durante l'Impero Romano il gnocco fritto non era presente in Emilia né in altra parte dell'impero. Il suo arrivo infatti coincise con una tradizione di lavorazione del maiale particolare, ossia lo strutto. Erano infatti i longobardi a lavorare il lardo così da ottenere lo strutto che è alla base della preparazione del gnocco fritto.

I longobardi arrivarono in Emilia nel 568 d.C. quando l'impero era stato sconfitto e l'anarchia barbarica "governava" le terre modenesi e reggiane. Per primi pensarono alle nostre terre non più come luoghi di saccheggio, come aveva invece fatto i loro predecessori in particolare Unni e Visigoti, ma come territori da governare. I longobardi infatti furono i primi a legiferare e a consentire che gli emiliani e la gente longobarda si mescolassero e vivessero insieme. 

L'arrivo della lavorazione dello strutto trasformò per sempre la tradizione culinaria emiliana, perché infatti è presente anche nelle piadine e in molti altri prodotti regionali. Il nome originario del gnocco fritto non si conosce, anche se molti pensano sia "il gnocco", infatti ha assunto denominazioni differenti tra bologna dove è conosciuto come "crescentina" a Parma come "torta fritta" a Ferrara come "pinzino" e Piacenza quale "chisulén". 

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