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Cronaca

Misteri Modenesi | I Grillenzoni, la società segreta di eretici modenesi che voleva cambiare la chiesa

Nella tranquilla Modena del Cinquecento si formò l'Accademia dei Grillenzoni, prima un centro culturale di fama locale e successivamente una delle società segrete eretiche più influenti in Italia

Nella tranquilla Modena del Cinquecento si formò l'Accademia dei Grillenzoni, prima un centro culturale di fama locale e successivamente una delle società segrete eretiche più influenti in Italia. Questa è una storia poco conosciuta, ma che è necessario sapere perché racconta di una Modena che non fu sempre cattolica e che tentò di aderire al protestanesimo. 

Nel Cinquecento nel nord Europa avanzavano le teorie protestanti con Martin Lutero e Giovanni Calvino. Modena viveva un periodo d'Inquisizione molto particolare perché se da un lato la chiesa cercava in tutti i modi di mettere mano al governo della città, la famiglia Estense aveva da una parte il potere e dall'altra la tolleranza. Giovanni Grillenzoni, patrizio ed umanista modenese, fondò nel 1537  l'Accademia Grillenzoni nella quale sperava di contrastare l'Inquisizione grazie allo studio e alla condivisione delle libere idee. Con il Concilio di Trento, però, ogni dubbio sulla legalità dell'Accademia venne risolto, o Grillenzoni chiudeva quel centro o era dichiarato eretico.

L'Accademia scomparve dalle carte burocratiche in quanto illegale, ma non sparirono certo i suoi membri, che rappresentavano i più importanti intellettuali modenesi dell'epoca come i poeti Francesco Maria Molza, Filippo Valentini e don Giovanni Bertari, e il critico Ludovico Castelvetro. La comunità venne chiamata "I Fratelli", e portava avanti in segreto alcuni dei principi del protestanesimo tra cui l'inesistenza del purgatorio e quindi l'inutilità d'incercessione, dell'indulgenza e dei pellegrinaggi. Gli adepti di questa società segreta non si erano però ritirati dal professare la fede cattolica nei riti della chiesa, perché dovevano vivere come se la società non esistesse.

La società de "I Fratelli" ebbe così tanto successo che riuscì ad ampliare velocemente il numero degli aderenti, ma questo costò loro un prezzo molto alto. Infatti nel 1566 la comunità venne scovata e papa Pio V in persona diede ordine di perseguitare questi eretici senza pietà.  Pietro Antonio Cervia riuscì a fuggire da Modena, ma fu preso e giustiziato a Bologna, mentre Marco Magnavacca, nonostante la supplica della comunità al duca in suo favore, venne impiccato e poi arso al rogo. Il peggio arrivò nel 1568 quando l'Inquisizione concesse l'indulto a chiunque si fosse autodenunciato e avesse fatto i nomi dei complici. Molti si presentarono per ricevere l'indulto condannando i fratelli.

Il pegggio però arrivò solo nel 1571 quando venne nominato come nuovo arcivescovo di Modena Sisto Visdomini. Se i precenti Morone e Foscarari avevano cercato un dialogo con i protestanti modenesi, Visdomini era noto per essere uno dei più intransigenti inquisitori della sua epoca. Questa scelta facilitò la cattura degli eretici e di fatto la scomparsa della società segreta de "I Fratelli". 

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