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Cronaca Serramazzoni

Serramazzoni come il Pirellone: la 'Ndrangheta faceva affari con il Comune

Appalti concordati grazie al favore delle alte sfere del Municipio, intimidazioni con teste di capretto, proiettili e bossoli. Ecco come un sodalizio capeggiato dall'ex soggiornante Rocco Antonio Baglio operava a Serramazzoni

 

Associazione a delinquere, concussione, turbata libertà degli incanti, incendio, danneggiamento a seguito d'incendio ed estorsione. Con queste accuse, nell'ambito dell'Operazione Teseo, sono stati denunciati dalla Guardia di Finanza di Modena 12 persone, mentre tre uomini di origine calabrese sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Modena. Questi sono stati ritenuti componenti di un sodalizio criminale riconducibile alla Ndrangheta attivo nell'Appennino Modenese, con particolare riferimento a Serramazzoni e agli scandali che hanno travolto il piccolo comune nei mesi scorsi. In ogni caso, ha fatto sapere il Comando di viale Piersanti Mattarella, le indagini sono ancora in corso.

APPALTI - L’organizzazione malavitosa individuata vedeva al vertice Rocco Antonio Baglio, calabrese ex soggiornante obbligato, originario di Polistena (Reggio Calabria), con numerosi precedenti penali per estorsione e detenzione di armi da guerra. Negli ultimi anni, l’attività “imprenditoriale” si era orientata nel settore immobiliare e nell’acquisizione di appalti pubblici di lavori, opere e forniture dal Comune di Serramazzoni, gestiti sia direttamente dal Comune stesso che attraverso una società partecipata: in tale contesto, ripetuti e numerosi sono stati i casi di turbativa d’asta accertati nell’affidamento degli appalti. Come riportato dal Comando Provinciale delle Fiamme Gialle, l'organizzazione era riuscita a sviluppare intense relazioni con le alte sfere del Municipio di Serramazzoni, con il fine di ottenere agevolazioni e garanzie di trattamento privilegiato nella gestione delle procedure di evidenza pubblica. Nel giro di qualche anno, l'attività di infiltrazione ha consentito di ottenere l’affidamento di alcuni appalti di importo complessivamente pari ad oltre 2,7 milioni di euro. In un caso, addirittura, è stata accertata la partecipazione ad una procedura per l’aggiudicazione di un appalto una società che, pur presentando attestazioni false, è comunque riuscita ad ottenerne l’affidamento. In altri casi, invece, è stato accertato che l’organizzazione criminale ha utilizzato come schermo una società calabrese formalmente in regola con i requisiti richiesti: una volta ottenuti gli appalti, questa società ha provveduto successivamente ad affidare l’esecuzione delle relative opere in sub-appalto a imprese riconducibili all’organizzazione criminale smantellata questa mattina.

INTIMIDAZIONI - A fronte di evidenti benefici economici, i componenti dell’organizzazione criminale garantivano non solo la condivisione degli utili illecitamente conseguiti, ma anche il loro “appoggio” nella risoluzione di controversie di varia natura in cui risultavano coinvolti i soggetti coinvolti. In un caso, infatti, l'organizzazione risulta essersi sostituita di fatto nella posizione creditoria vantata verso un noto affarista immobiliare della zona, con il fine di indurlo a restituire le somme dovute e garantire la riscossione del credito in sofferenza. Anche le metodologie utilizzate dall’organizzazione erano quelle tipiche di stampo ‘Ndranghetista, particolarmente efficaci e “convincenti”: presso i locali di uno studio immobiliare, ad esempio, lungo le scale d’ingresso, era stata rinvenuta la testa di un capretto con la lingua fuori. In più occasioni, tra l’altro, sono state recapitate pallottole e bossoli di pistola, mentre in un solo episodio sono stati recapitati ad un soggetto 8 bossoli inesplosi, con un biglietto dal testo inequivocabile: “La prossima tocca a te”. Tra gli strumenti di “persuasione” utilizzati non mancavano nemmeno gli incendi. Gli immobili di un cittadino, per esempio, sono stati interessati da incendi dolosi di intensità crescente: all’inizio, come mero avvertimento, con lievi danni al portone d’ingresso, l’ultimo, di dimensioni più rilevanti, ha provocato ingenti danni per oltre 150mila euro.

INDAGINI - Le indagini delle Fiamme Gialle hanno consentito di individuare sia il mandante che gli esecutori materiali di tutte queste attività dai fini molteplici. I soggetti coinvolti erano soliti "scoraggiare” la partecipazione di eventuali altre imprese alle procedure di assegnazione degli appalti o subappalti oppure “indurre” i funzionari pubblici che ricoprivano un ruolo centrale nell’aggiudicazione di un appalto a seguire le indicazioni dell’organizzazione. Non solo: l'organizzazione riusciva ad ottenere la "corresponsione forzata" di somme di denaro da altri imprenditori ritenuti “responsabili” per non essersi sufficientemente “adeguati”nell’ambito delle trattative commerciali intercorse con la società riconducibile all’organizzazione criminale. Ad aggravare il quadro accusatorio, inoltre, c'è anche una sorta di pizzo riscossa in varia natura presso alcuni imprenditori del luogo. Al gestore di un locale notturno era stato richiesto il pagamento del 12% dell’incasso serale: in caso di rifiuto, le minacce erano quelle di provocare delle risse che avrebbero determinato la chiusura del locale stesso da parte delle Forze dell'Ordine per motivi di ordine pubblico o addirittura l’incendio dei locali. Criptico il linguaggio utilizzato per formulare le richieste e alludere al compenso da versare: in un caso, per esempio, è stato richiesto il pagamento della “capra”. Alcuni dei membri del sodalizio, per incrementare la propria capacità "persuasiva", sono stati trovati in possesso di armi da fuoco (pistole e fucili d'assalto), benché non titolari di alcun porto d'armi.

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