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Cronaca Riolunato

Il “predicatore” scomunicato apre un monastero a Riolunato

La Chiesa mette in guardia i fedeli sulla figura di Padre Samuel, al secolo Luciano Viti, sacerdote scomunicato latae sententiae che ha inaugurato una comunità Ortodossa a Serpiano, sull'appennino modenese

Scomunicato dalla Chiesa Cattolica, dopo alcuni anni di sacerdozio nella diocesi di Pistoia, Padre Samuele si fregia oggi del titolo di Vescovo della Chiesa Ortodossa d'Europa ed Esarca di tutta l'Italia. Si è ritirato sull'appenino modenese, dove ha aperto un monastero intitolato a Santa Maria Maddalena e Filomena Martire, a Serpiano di Riuolunato. É la storia molto particolare di Luciano Viti, 53enne originario di Viterbo, oggi conosciuto come Padre Samuel, che porta avanti la sua opera di evangelizzazione “non riconosciuta”.

É stata la stessa Arcidiocesi di Modena e Nonantola ad intervenire su questo caso, mettendo in guardia sia i sacerdoti delle parrocchie montane, sia i fedeli circa la figura di questo religioso, scomunicato nell'estate del 2010 per la professione di una dottrina non conforme a quella della Chiesa Cattolica. A Serpiano, Padre Samuel porta avanti la sua “missione” insieme a Sorella Michea, al secolo Francesca Colognori, con la quale aveva fondato in Toscana l'associazione Ben Ysrael, poi disciolta dal Vescovo di Pistoia.

In pratica il sacerdote, formatosi a Lugano in Svizzera, era entrato in un gruppo ortodosso, peraltro non riconosciuto dalle grandi Chiese dell’Ortodossia storica, lanciandosi in attività carismatico-miracolistiche, “guarigioni” e “benedizioni” nei confronti di persone con malattie. Al sacerdote era stato chiesto con forza, in particolare, di sospendere le catechesi a base di “benedizioni e fenomeni suggestivi” limitandosi solo a tenere l'Eucarestia per le comunità a lui affidate senza tenere altre celebrazioni per gruppi provenienti dall'esterno. Poi si è arrivata alla scomunica ufficiale e all'approdo ad un'altra chiesa di matrice ortodossa.

Oggi l'Arcidiocesi modenese dirama una nota in cui si legge: “I sacerdoti, in particolare i parroci evitino di mettere a disposizione del detto sacerdote luoghi e strutture di proprietà della parrocchia o di enti ecclesiastici. Ravvisandone l'opportunità - prosegue la nota - avvertano i fedeli e li esortino a disertare eventuali celebrazioni o riunioni promosse dal medesimo. Qualora un battezzato nella Chiesa cattolica aderisse 'formalmente' alla dottrina e al modo di vita del suddetto sacerdote - conclude il comunicato dell'Arcidiocesi - si porrebbe fuori dalla comunione ecclesiale, incorrendo nella censura della 'scomunica' e delle conseguenze canoniche previste dalla legge ecclesiastica". 

Anche la comunità ortodossa 'Tutti i Santi' di Modena, che fa capo al Patriarcato di Mosca, aveva preso le distanze da quanto professato nel nuovo monastero. Laconico padre Giorgio Arletti: “Questa presunta Chiesa Ortodossa non ha nulla a che vedere con noi”.

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