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Cronaca Carpi / Via Eraclito

Palestra Motus di Carpi, una triste storia di truffe ai clienti e lavoro nero

Giovani assunti senza garanzie, con dichiarazioni di "prestazione gratuita": il centro fitness si scopre disonesto anche verso i lavoratori e non solo verso i clienti truffati, che pensano ad una class action insieme a chi ha subito la stessa sorte a Prato

Torna alle cronache la vicenda legata alle palestre Motus, i centri per il fitness low-cost, che negli ultimi anni hanno aperto in Emilia, Toscana e Lombardia, e che nella nostra provincia sono attivi a Fiorano e Modena. Motus è un brand commerciale utilizzato da diverse società autonome, che basa la propria formula su servizi essenziali a basso costo, h24 e 7 giorni su 7, cui accedono, o accedevano, migliaia di persone anche sul nostro territorio.

La prima nota negativa si era verificata dopo il terremoto dello scorso anno, che aveva fatto chiudere i battenti al centro Motus di via Eraclito a Carpi, destinato poi a non riaprire più per motivi economici. Un buco a bilancio di quasi 200mila euro cui si era aggiunta la beffa per i 4mila clienti che avevano già pagato le quote di iscrizione per veder smantellata dall'oggi al domani la loro palestra. La vicenda a Carpi è ancora viva, con tanto di assemblea pubblica cittadina sul tema, e i clienti hanno dato vita ad un gruppo Facebook sul quale organizzarsi per una class action.

I carpigiani stanno incassando anche la solidarietà degli ex-frequentatori della Motus di Prato, la quale ha subito la stessa sorte della “filiale” nostrana. All'inizio di febbraio 2013 anche la struttura pratese ha chiuso i battenti lasciando a bocca asciutta i suoi clienti. Perfino Le Iene di Italia1 hanno fatto visita alla Motus toscana per indagare sulla vicenda.

Ma la notizia di oggi non riguarda i clienti carpigiani, bensì il lavoratori della palestra stessa. Le condizioni dei dipendenti sono finite sul tavolo dell'Autorità provinciale competente per la regolarità e legalità nei rapporti di lavoro, dopo la denuncia di una ventina di ragazzi e ragazze ventenni impiegate dalla Motus. La società che gestiva la strutture di fitness avrebbe fatto firmare ai suoi dipendenti anche una “dichiarazione di attività gratuita e volontaria” con la motivazione “unicamente per attaccamento ai colori sociali” e “pago dei risultati sportivi che si potranno raggiungere” e naturalmente “sollevando da ogni responsabilità la società nello svolgimento delle attività”. Contratti sportivi esentasse, fasulli, per non assumere quei giovani e non pagare imposte e contributi, per poi utilizzarli come impiegati, centralinisti, manutentori, pulizie, assistenza ai clienti e contabilità. Pagamenti in nero e saltuari, con orari di lavoro senza regole: contratti impropri ed irregolari, per effetto dei quali, quelle lavoratrici e quei lavoratori, perderanno ogni tipo di ammortizzatore sociale.  

Una lunga serie di irregolarità, su più fronti, che evidenziano una gestione senza scrupoli, al limite di una truffa ben congegnata. Se la magistratura indagherà a fondo nella vicenda, in sede civile o penale, alle persone coinvolte servirà un bell'esercizio per poterla prendere con sportività. 

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