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Cronaca Caduti in Guerra / Corso Canal Grande

Il pubblico cresce e le risorse calano, il paradosso del Teatro Comunale

Uno sguardo sullo stato di salute del Teatro Pavarotti, schiacciato dalla crisi, ma potenziale volano per il turismo culturale nella nostra città. Tante richieste dall'estero che non si riescono a soddisfare per la mancata copertura dei costi delle rappresentazioni

L'anteprima della stagione lirica 2013/14 del Teatro Comunale “L. Pavarotti” è stata non solo l'occasione per fare il punto sull'esperienza artistica e qualitativa di questa istituzione, ma anche quella per trarre un bilancio economico e gestionale. Fare i conti con la crisi per un ente culturale è sicuramente arduo, tanto quanto una qualunque impresa, come recita la scritta alle spalle del M° Aldo Sisillo, Direttore del Teatro Comunale.

Lo stesso Sisillo, uomo di grande esperienza artistica e dirigenziale, al vertice della Fondazione del Comunale dal 2001, ha sottolineato come la stagione operistica che si aprirà in novembre sia il frutto di molti compromessi e di scelte volte a preservare la qualità nonostante il calo verticale delle risorse degli ultimi anni. Con qualche paradosso.

Gli abbonamenti sono stabili, anzi, in leggero rialzo, le richieste dall'estero e dai tour operator sono in costante aumento, gli spettacoli ottengono ottimi successi di pubblico, ma nonostante tutto ciò i fondi a disposizione calano e le repliche vengono tagliate. Si tratta, a ben vedere, di un fenomeno storico e strutturale che affligge il teatro in tutto il vecchio continente: gli spettacoli non si ripagano da soli e soltanto il finanziamento pubblico può garantire l'effettivo svolgimento dell'attività artistica.

Risulta perciò evidente come la riduzione delle finanze pubbliche e di conseguenza del Fondo Unico Spettacolo rappresentino una vera sciagura per molti Teatri, specialmente per quelli più virtuosi come il nostro Comunale che si colloca per qualità al quarto posto su 27 “concorrenti”. Al calo oggettivo delle risorse monetarie si aggiunge poi il mal-governo tipicamente italico, che lo stesso Direttore Aldo Sisillo ha voluto denunciare. Da un lato vi è la totale assenza di dinamiche premianti nella ripartizione dei fondi, ancorati a “meccanismi borbonici che non premiano il merito”, anzi, molto spesso servono solo a “salvare chi va male o si indebita”. Il bilancio del Teatro Comunale Luciano Pavarotti si aggira sui 4,8 milioni di euro, di cui quasi 3 milioni provengono da Comune e Fondazione Cassa di Risparmio, mentre 800mila euro arrivano dal Ministero. Le entrate proprie, ritornando al paradosso iniziale, coprono appena il 10% di questo bilancio. 

Dall'altro lato vi è poi una questione di governance scadente. Basti pensare al fatto che i bilanci, così come per gli enti pubblici, vengono ufficializzati solo a metà anno, costringendo così i teatri a “lavorare sulle scommesse”. Il confronto, purtroppo, non regge neppure con il resto d'Europa, dove, nonostante cachet più alti, gli investimenti arrivano e la programmazione vine fatta in modo oculata, rendendo possibile partnership europee e reperimento di ulteriori sovvenzioni. A Modena come nel resto del Paese invece, si programma un anno per l'altro.

In mezzo a tutte queste difficoltà, il dato indubbiamente più significativo è il grande potenziale di richiamo turistico che il Comunale potrebbe avere per la città. Quel “non si riesce ad accontentare i tour operator” pronunciato dal Direttore Sisillo suona come un malinconico richiamo alle Istituzioni. Il Teatro raccoglie in Corso Canalgrande un pubblico stabile di poco inferiore alle mille persone, di cui 200 provenienti dall'estero: lo spazio per trasformarlo in un punto di riferimento artistico, culturale e turistico è ampio, ma occupare quello spazio appare oggi una missione impossibile.

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