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Cronaca

“Uno stupro psicologico”, il dramma di una famiglia in balia dei rapinatori

Per un'ora alla mercè di malviventi, legati e minacciati di morte. Uno shock che lascia strascichi di terrore anche a mesi di distanza. Il racconto dei coniugi: "Nostro figlio non ha parlato per otto giorni di fila". Poi il plauso alla Polizia: "Umanità e sostegno inaspettati"

L'angoscia e il terrore che si ripresentano anche soltanto quando il campanello o il telefono suonano in maniera inaspettata: uno shock difficile da descrivere, ma ancor più da superare. Assume tinte struggenti il racconto della coppia di coniugi vittima della rapina nella propria villa sulle colline modenesi, che a diversi mesi di distanza la Polizia ha saputo brillantemente ricostruire, arrestando tre dei responsabili. Ma la cronaca del crimine e la ricostruzione delle indagini non rendono minimamente giustizia al dramma vissuto dai protagonisti, che nel massimo anonimato hanno voluto raccontare quanto accaduto.

Di fronte a quell'ora di puro terrore vissuta nella tranquillità violata della propria abitazione, le parole si fanno cariche di sofferenza: “Un'esperienza terrificante, che non è possibile augurare a nessuno. Anche a mesi di distanza – spiega la moglie – resta la paura. La paura i sentire suonare il telefono ad un orario insolito o la paura di sentire un'auto che si ferma davanti al cancello”. Come avvenne quel giorno con la vettura dei rapinatori, travestiti da agenti della FInanza.

“Trovarsi in balia di persone determinate e senza scrupoli per oltre un'ora, con la sensazione di essere di fronte a dei militari è drammatico”, le fa eco il marito raccontando quanto accaduto. “Sono stato costretto ad aprire una cassaforte, che sapevo essere vuota, sotto la continua minaccia delle armi. Di fronte alle mie difficoltà dettate dalla paura, uno dei rapinatori è salito al piano di sopra a prendere nostro figlio, che era in camera a studiare. Lo hanno legato e mentre uno avvitava il silenziatore alla canna della pistola mi ripeteva 'Sei un padre infame, la tua avidità viene prima della vita di tuo figlio' e 'Apri la cassaforte o faccio lo faccio a pezzi'”.

E proprio il ragazzo adolescente è la vittima più scossa da quanto avvenuto in quella casa lo scorso marzo: “Il suo trauma è stato così grande che per otto giorni non ha detto una sola parola – spiega il padre – Solo con la terapia si è aperto, spiegando che in quegli istanti di terrore a bloccarlo era non la paura della propria morte, ma quella dei suoi genitori e della solitudine. Uno stupro psicologico”.

Marito e moglie hanno sottolineato poi l'aiuto quasi insperato che hanno ricevuto dalle forze dell'ordine: “In Questura abbiamo trovato un'umanità che non ci aspettavamo. Di solito immaginiamo le forze dell'ordine come distanti. Si sporge una denuncia e poi si ritorna al proprio dolore. Ma non è stato così: abbiamo trovato comprensione umana e pieno supporto psicologico. Per questo vogliamo ringraziarli e lanciare un messaggio: abbiate fiducia”.

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