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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Fiorano Modenese

Consulto dalla cartomante prima della rapina, arrestati

Due insospettabili facevano da basisti, mentre padre e figlio assalivano gioiellerie e istituti di credito non prima di avere consultato una maga: la banda aveva colpito a Fiorano e a Sassuolo

Prima di commettere rapine erano soliti consultarsi con una maga, precisamente una cartomante della Langhe, ritenuta "più attendibile", e in base al suo responso, sapevano se potevano o meno andare a colpo sicuro. A lei parlavano genericamente di "affari in ballo" e, assecondandola, gli affari andavano a gonfie vele. Senonché, l'ultima volta hanno preferito fare di testa loro senza farsi consigliare dagli astri e dalle carte. Male, anzi malissimo: il destino, beffardo, ha deciso di vendicarsi: il colpo é fallito e loro, una banda di quattro rapinatori specializzati in gioiellerie e banche di Liguria, Piemonte e Emilia Romagna, pochi mesi dopo sono stati catturati uno ad uno. La banda aveva colpito anche nel modenese, per la precisione a Fiorano nel giugno scorso (due volte, prima la Cariparma e poi la Carisbo) e a Sassuolo. Questi i contorni dell'operazione "Skorpion" dei Carabinieri di Savona, che dopo mesi di indagini sono riusciti a risalire e ad arrestare la "banda delle banche". Il personale dell'Arma ha arrestato Antonio e Vincenzo Palumbo, padre e figlio, di 53 e 32 anni, originari di Torre del Greco (Napoli), e due insospettabili, Simona Righetto, 37 anni, e Claudio Delli Castelli, di 45 anni, agenti immobiliari di Brà (Cuneo). Sono accusati di essere i basisti, quelli che in nome e per conto dei Palumbo andavano a "visionare" la situazione per la successiva rapina. Ma padre e figlio agivano sempre da soli. Consultando preventivamente la cartomante. Secondo quanto è stato possibile ricostruire dai militari liguri, sono state undici le rapine messe a segno, che avrebbero fruttato complessivamente 550 mila euro tra contanti e gioielli. Durante il loro intervento i Carabinieri hanno sequestrato una mitraglietta Skorpion (che ha dato il nome all'operazione), due pistole Berretta (una 92 e una 98) e materiale che serviva ai banditi per alterare i loro tratti somatici per non essere riconosciuti. Nella fattispecie i Palumbo usavano dell'ovatta, che si mettevano in bocca e nel naso, mentre per immobilizzare le vittime utilizzavano del nastro e delle fascette da elettricisti. I Carabinieri sono risaliti a loro dopo cinque mesi di indagini. Padre e figlio erano latitanti: dovevano scontare 4 anni ciascuno per rapine compiute in precedenza rispetto a quelle che gli sono state contestate.

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