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Cronaca Ospedale Universitario / Via del Pozzo, 71

Unimore, i ricercatori mettono le mani sul segreto della longevità

Una recente scoperta getta nuova luce sui fenomeni biologici legati al processo di invecchiamento e sullo sviluppo di nuove strategie per migliorare la salute della persona anziana. Lo studio verrà pubblicato sulla rivista European Journal of Immunology.

É nel DNA mitocondriale il segreto della longevità. A questa questa affascinante conclusione, che potrebbe segnare una svolta per la qualità della vita della popolazione anziana, è giunto uno studio tutto emiliano sul ruolo del DNA mitocondriale circolante come causa dell’infiammazione cronica che si associa al processo di invecchiamento.

Lo studio, coordinato dal prof. Andrea Cossarizza dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e dal prof. Claudio Franceschi dell’Univeristà degli studi di Bologna e portato avanti in prima persona dal dott. Marcello Pinti dell’Università degli studi di Modena eReggio Emilia, si è svolto nell’ambito del progetto Europeo EU-GEHA ed è stato finanziato in parte anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola. Ha visto coivolti, oltre ai gruppi di ricercatori modenesi-reggiani e bolognesi, anche un gruppo dell’Università degli studi di Firenze, il Dipartimento di Patologia Clinica del Nuovo Ospedale S. Agostino-Estense di Baggiovara di Modena, diretto dal dott. Tommaso Trenti, il CNR di Pisa e l’Istituto Superiore di Sanità di Roma.

Immediato l’interese della comunità scientificia internazionale per questa scoperta, tanto che la prestigiosa rivista European Journal of Immunology sul numero in uscita a maggio pubblicherà lo studio. In un arco di tempo che va dal 2006 al 2013 i ricercatori coinvolti hanno prima raccolto il plasma e, quindi, quantificato il DNA mitocondriale presente nel plasma di 831 soggetti sani di diverse nazionalità europee, di età compresa da 1 a 104 anni, fra cui 429 individui appartenenti a “fratrie” (ovvero coppie di fratelli o sorelle) oltre i 90 anni. Le informazioni raccolte hanno consentito di scoprire che con il processo di invecchiamento aumenta la quantità di DNA mitocondriale circolante nel plasma e, studiando le famiglie di persone molto anziane, che esiste un forte controllo genetico di tale livello. 

Questo ha consentito al gruppo modenese di scoprire che le cellule deputate alle difese immunitarie contro agenti patogeni, quando vengono a contatto con il DNA mitocondriale, sono anche in grado di produrre le molecole che prima innescano e, poi, mantengono i processi infiammatori. Tali processi infiammatori sono strettamente associati al processo di invecchiamento e sono oggi universalmente riconosciuti come la base della teoria dell’“inflammaging”, ovvero dell’infiammazione come causa fondamentale delle modificazioni di età, associate della funzionalità dell’organismo. La capacità di controllare la produzione e il rilascio di DNA mitocondriale da una lato, i suoi effetti dall’altro sono quindi la nuova chiave di lettura del come e perchè si invecchia. 

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