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Cronaca Formigine / Colombaro

Scoperta archeologica a Colombaro, le indicazioni della Soprintendenza

Gli scavi hanno rivealto quello che potrebbe essere un complesso monastico di epoca basso-medievale e una fornace rinascimentale. Agli esperti dei Beni Culturali toccherà approfondire le esigenze di tutela, ma saranno gli enti locali a dover decidere sulla eventuale conservazione e valorizzazione

Dopo la scoperta archeologica avvenuta nei pressi della Pieve di Colombaro e passata un po' in sordina, è la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna ad intervenire per alcune precisazioni. Il rinvenimento non è avvenuto durante i lavori per la realizzazione del centro giovani (oratorio) ma prima del loro inizio, nel corso delle indagini archeologiche preliminari prescritte ai primi di marzo dalla Soprintendenza, nell’ambito delle normali attività di archeologia preventiva. 

Si è trattato quindi di un’azione programmata, fondata anche sull’attenzione che il Comune di Formigine rivolge alla tutela dei resti archeologici del territorio, recepita nel PSC, mediante la Carta delle Potenzialità Archeologiche. Le attività di scavo sono condotte sul campo dalla ditta ArcheoModena sotto la direzione scientifica della Soprintendenza.
 
L’area d’indagine si trova nelle immediate adiacenze della Chiesa di S. Giacomo Maggiore, pieve risalente al XII secolo. Sono state rinvenute strutture murarie in ciottoli fluviali di epoca basso-medievale, pertinenti alle fondamenta di un ampio complesso architettonico, forse monastico, collegato alla chiesa, e una fornace per laterizi, presumibilmente di epoca rinascimentale.

La massiccia opera di demolizione subita in antico dalle strutture murarie consente solo la ricostruzione ipotetica dell’originario perimetro architettonico del complesso, all’interno del quale è inserita anche la fornace. Si tratta di una fornace per laterizi, con camera di cottura rettangolare, provvista di sei bocche per l’inserimento del combustibile.
 
Al termine delle indagini archeologiche, tuttora in corso, alla Soprintendenza spetterà innanzitutto il compito di valutare le esigenze di tutela delle strutture - peraltro in condizioni di possibile rapido degrado - e la loro eventuale compatibilità con possibili forme di valorizzazione. “Gli enti che vorranno accollarsi tale onere, dovranno mettere in atto oculate scelte progettuali e valutare attentamente le loro implicazioni economiche a lungo termine, per evitare che nel giro di pochi anni venga distrutto proprio ciò che si voleva tutelare”, precisa la Soprintendenza stessa.

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