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Cronaca

Una scoperta rivoluzionaria nel mondo delle Neuroscienze arriva da UniMoRe

Si tratta di una ricerca che interessa molti, infatti basti pensare che la fotosensibilità è comune a diverse forme di epilessia e si stima che sia presente nel 10 percento dei pazienti al di sotto dei 20 anni

Viene da UniMoRe una notizia positiva per il mondo della ricerca, infatti è stato aggiunto un tassello alla comprensione dei meccanismi cerebrali che stanno alla base delle crisi epilettiche provocate da stimoli luminosi, grazie a lavoro dei ricercatori condotti dal dott. Stefano Meletti. Una ricerca così importante, che il suo studio “Photosensitive epilepsy is associated with reduced inhibition of alpha rhythm generating networks”  ha meritato la pubblicazione su Brain, rivista scientifica fra le principali nell’ambito delle Neuroscienze.

Si tratta di una ricerca che interessa molti, infatti basti pensare che la fotosensibilità è comune a diverse forme di epilessia e si stima che sia presente nel 10 percento dei pazienti al di sotto dei 20 anni. Lo studio fornisce nuovi elementi utili alla comprensione dei meccanismi responsabili delle crisi epilettiche indotte da stimoli luminosi, tipicamente luci intermittenti, grazie ad un’analisi dell’attività cerebrale che associa la registrazione dell’elettroencefalogramma all’acquisizione di immagini di risonanza magnetica funzionale.

I ricercatori hanno osservato che il principale ritmo elettrico del cervello a riposo (il ritmo alfa), che origina dalle regioni cerebrali deputate alla visione, è diverso nelle persone affette da ‘fotosensibilità’, rispetto a quello di pazienti non fotosensibili. Ciò può spiegare anche le manifestazioni cliniche che spesso, nei pazienti con epilessia fotosensibile, si manifestano con disturbi visivi e movimenti incontrollati (mioclonie). 

Sono dati - aggiunge il dott. Stefano Meletti di Unimore - che aprono nuove prospettive sulle modalità di studio delle epilessie, in particolare in quelle forme in cui le crisi sono generate da alterazioni di sistemi cerebrali complessi e distribuiti. In un futuro molto prossimo queste metodiche potranno essere utilizzate anche per comprendere come i farmaci antiepilettici agiscano sulle alterazioni riscontrate dell’attività cerebrale e per capire le alterazioni funzionali di network cerebrali in forme di epilessie di cui conosciamo le basi genetiche e molecolari.

Al lavoro, il cui valore è stato evidenziato da un editoriale da parte della rivista stessa, sono stati impegnati assieme al dott. Meletti ricercatori della Clinica Neurologica dell’Ospedale Civile Sant’Agostino Estense, diretta dal prof. Paolo Frigio Nichelli, in collaborazione con colleghi del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze di Unimore, diretto dal prof. Carlo Adolfo Porro. 

Questi risultati – commenta il prof. Carlo Adolfo Porro – dimostrano ulteriormente la vitalità della ricerca neurologica in Ateneo, e l’importanza di tecniche non invasive di mappatura dell’attività funzionale cerebrale per la comprensione dei meccanismi alla base di patologie neurologiche di grande rilevanza sociale anche in pazienti giovani. È auspicabile che sia presto a disposizione nella nostra sede una nuova attrezzatura tecnologicamente avanzata di risonanza magnetica che consenta analisi ancora più approfondite, non solo a livello cerebrale ma anche in altri distretti”.    

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