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Economia Campogalliano

Coca Cola, i lavoratori in mobilità promuovono il boicottaggio

Azioni di protesta virali per sensibilizzare i consumatori sulle scelte aziendali di Coca Cola HBC Italia: "Non consumare più i prodotti fino al ritiro dei licenziamenti". E intanto riprendono le trattative sindacali

Un gesto simbolico che non può certo spaventare il colosso multinazionale, ma che alcuni dipendenti hanno ritenuto doveroso lanciare per sensibilizzare i consumatori italiani sulle scelte aziendali. É stata infatti lanciata una “letter campaign” - ovviamente anche online – che promuove il boicottaggio dei prodotti Coca Cola, a fronte del piano di mobilità e licenziamenti che l'azienda Coca Cola HBC Italia ha avviato su tutto il territorio nazionale e che riguarda in particolar modo lo stabilimento di Campogalliano.

É una delle tante forme di protesta che i lavoratori Coca Cola stanno mettendo in campo. Alla proposta di boicottaggio si è aggiunta in questi giorni anche una lettera di una dipendente, che punta il dito contro i messaggi 'in rosa' della multinazionale: “Nella società attenta a quanto di rosa è colorato il lavoro il vantaggio di un azienda deriva anche dalla sensibilità ad utilizzare tavolozze sempre ben equilibrate – scrive la lavoratrice di Campogalliano - Il rosa, in questo senso, più tende al verde più ti fa rimanere in passerella. Il punto è quando le stesse voci che hanno persuaso baristi e grossisti a comprare il tuo prodotto le metti a tacere. Con l'ultima mossa di Coca Cola qualcuno dovrebbe togliere almeno 50 punti alla cartella della raccolta "Bollino rosa" (uno per ogni donna di Campogalliano). La mobilità proposta non si sposa molto con le azioni a sostegno della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro tanto pubblicizzato per le donne e le famiglie, ma assomiglia più ad un sostegno al (non) lavoro,ma un ritorno al passato lasciarle a casa”

“Ci si chiede – conclude la dipendente - quanta credibilità e coerenza può mantenere un azienda che si vanta di azioni in copertina per poi smentirle non appena il libro é stato letto e riposto. Se il femminile non persuade più, ci si augura che anche le donne siano sempre meno persuase dal prodotto Coca cola”.

Nel frattempo il tavolo delle trattative sindacali riapre proprio nella giornata odierna e vede al centro della discussione non solo i 57 lavoratori modenesi, ma anche 300 persone in altri stabilimenti italiani. Da parte del Governo è arrivata nei giorni scorsi, a fronte dell'interrogazione del deputato Davide Baruffi (PD), la presa in carico del problema e la volontà di rendersi parte attiva nelle trattative.

La delicatezza del tema ha smosso ovviamente i livelli di governo locale, con l'Amministrazione di Campogalliano particolarmente partecipe: “Siamo convinti più che mai che la scelta dell’azienda di chiudere la sede di Campogalliano non sia assolutamente giustificata dalle reali condizioni dell’impresa – interviene la Giunta -  Infatti con un calo dei consumi inferiore alle due cifre, con un organico in Italia di oltre 3500 lavoratori e con un attivo di bilancio di molte decine di milioni, di norma si procede a processi di riorganizzazione accompagnati da ammortizzatori sociali e non alla chiusura di sedi”.

Per l'Amministrazione di Campogallianoè chiaro che Coca cola sta pensando a un nuovo modello aziendale fondato sul trasferimento di attività in paesi dove diritti e condizioni di lavoro sono molto più bassi e sulla costituzione di una nuova rete di vendita esterna all’azienda, scaricando così una parte consistente del capitale di rischio. “L’amministrazione comunale di Campogalliano chiede perciò all’azienda di recedere dalle proprie scelte e di confrontarsi nelle sedi opportune su un nuovo piano industriale. Un piano industriale imperniato sul mantenimento della sede di Campogalliano e dell’occupazione, valutando l’uso di tutti gli strumenti per gestire l’attuale congiuntura”.

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