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Lavoro nero, Cisl: "Quasi 2700 irregolari scoperti nel 2011"

Coscia (Cisl): "Al lavoratore clandestino che denuncia lo stato di sfruttamento può essere concesso un permesso provvisorio per il tempo necessario alla conclusione della controversia"

Il lavoro regolare manca e di conseguenza l'irregolare aumenta. Sono state effettuate nel 2011, 1.768 ispezioni, 853 casi di irregolarità (pari al 48,24 per cento), 2.672 lavoratori italiani e stranieri irregolari, di cui 32 minori, 23 clandestini e quattro lavoratrici madri discriminate. Questi sono i numeri analizzati da Pasquale Coscia responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl. "Sono numeri impressionanti, eppure sappiamo che rappresentano solo la punta dell’iceberg – dichiara Coscia - La vera integrazione dei lavoratori e lavoratrici migranti e delle loro famiglie passa attraverso la definizione di norme chiare ed esigibili, anche per il rinnovo dei titoli di soggiorno, capaci di dare dignità al lavoro".

APPROVAZIONE DEL DECRETO - Presa coscienza di questa situazione figlia della crisi, arrivano notizie confortanti perchè è stato intanto approvato lo schema di decreto sull’azione di contrasto al lavoro nero e illegale, ora sottoposto al parere delle commissioni parlamentari. «Recependo la direttiva europea n. 52 del 2009, il decreto affina gli strumenti attraverso un coordinamento dei controlli, il monitoraggio, la pubblicazione dei dati e la verifica dell’efficacia – spiega Coscia - Inoltre, in casi specifici, al lavoratore clandestino che denuncia lo stato di sfruttamento può essere concesso un permesso provvisorio per il tempo necessario alla conclusione della controversia. Questo è un punto di merito molto importante perché spesso è proprio la clandestinità a mettere i lavoratori in una condizione di oggettiva debolezza».

LAVORO AVANTI TUTTA - Il sindacalista Cgil, reduce dalle manifestazioni del 1° maggio, sottolinea come in tutte le piazze modenesi è emersa la voglia, ma sopratutto l'esigenza di mettere il lavoro in primo piano. " Il lavoro che manca o si perde a causa della crisi è spesso oggetto di sfruttamento, se non di schiavitù, come emerge anche dalle ispezioni effettuate dagli organi di vigilanza". La luce alla fine del tunnel sembra ancora lontana, ma se si comincia a prendere il "toro dalle corna" probabilmente le possibilità di uscirci prima del previsto aumenteranno sicuramente.

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