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Economia

Lavoro, i numeri della crisi economica nella provincia di Modena

La denuncia di Cgil, Cisl e Uil: "Aumenta la cassa integrazione in deroga e le domande di disoccupazione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

La legge di Stabilità  presentata dal governo Letta non realizza quella svolta nella politica economica necessaria al Paese per uscire dalla crisi e tornare a crescere. Lo affermano Cgil-Cisl-Uil nazionali e lo confermano le stesse sigle a livello locale, illustrando i numeri della crisi evidenziati dall’andamento del ricorso agli ammortizzatori sociali. Partiamo dalla cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria e in deroga. Nel 2011 le ore autorizzate in provincia di Modena sono state complessivamente 14,7 milioni, mentre l’anno scorso hanno superato quota 19,5 milioni. Nel periodo gennaio-settembre 2013 il totale supera i 13,6 milioni.

«Questo significa che a fine anno il numero di ore autorizzate sarà sicuramente più alto di quello del 2011 – affermano i segretari provinciali di Cgil-Cisl-Uil, Tania Scacchetti, William Ballotta e Luigi Tollari - Cala il ricorso alla cassa ordinaria (-11,6 per cento) e cresce la straordinaria (+13,4 per cento), ma il dato più preoccupante è l’aumento della cassa integrazione in deroga, finanziata con risorse interamente pubbliche e introdotta a livello regionale per fronteggiare le crisi di realtà aziendali che non beneficiano degli ammortizzatori standard (artigiani, commercio, apprendisti, industria con meno quindici dipendenti, ecc.) Ultimamente – spiegano i sindacati - ricorrono alla cig in deroga anche le imprese maggiori che hanno esaurito gli ammortizzatori standard. Siamo passati dai 7,6 milioni di ore autorizzate nel 2011 ai 10,6 milioni dell’anno scorso; quest’anno (gennaio-settembre) siamo già a 6,2 milioni di ore. Si tratta di un dato molto parziale che risente dell’incertezza dei periodici rifinanziamenti da parte del governo: l’incertezza blocca le autorizzazioni a fronte di accordi azienda-sindacati già firmati». Anche l’andamento delle domande di disoccupazione indica che la crisi è ben lungi dall’essere finita. In base ai dati forniti dai patronati Inca (Cgil) e Inas (Cisl), nel 2011 sono state aperte 10.747 domande tra disoccupazione ordinaria e mobilità (l’indennità di disoccupazione che si ottiene alla cessazione del rapporto di lavoro, a determinate condizioni e a seguito di accordi sindacali); nel 2012 il totale delle domande è salito a 12.632. Quest’anno (dato aggiornato al 7 novembre) siamo arrivati a 13.645 domande tra Aspi (assicurazione sociale per l’impiego, la “vecchia” disoccupazione ordinaria), “mini Aspi” (Aspi ridotta cui si accede con meno settimane di lavoro rispetto a quelle necessarie per l’Aspi ordinaria; anche l’importo è inferiore). «Sono numeri che si commentano da soli – dicono i segretari di Cgil-Cisl-Uil – Segnalano una crescita costante delle persone rimaste senza lavoro a causa della crisi».

C’è poi una tipologia di lavoratori – quelli del pubblico impiego – che, sebbene non abbiano problemi di disoccupazione, stanno perdendo soldi a causa del blocco del contratto e della possibilità di avanzamenti di carriera. Secondo proiezioni Fp-Cgil Modena sullo stipendio base dei dipendenti comunali, dal 2010 al 2014 i summenzionati provvedimenti determineranno per un lavoratore di inquadramento medio una perdita di 12.400 euro annui lordi. Il blocco contrattuale avrà, inoltre, un effetto trascinamento sugli stipendi successivi e sul Tfr. «Facciamo alcune esempi: un lavoratore con ancora dieci anni di lavoro perderà al termine della carriera lavorativa 36.300 euro – sostengono i sindacati - Un lavoratore con vent’anni di lavoro davanti perderà 84.100 euro, un lavoratore con ancora trent’anni ne perderà 139.900. A causa dei mancati aumenti per il blocco contrattuale ci saranno poi ripercussioni negative anche sulle pensioni dei lavoratori pubblici». Nella pubblica amministrazione, inoltre, è rilevante il problema della precarietà dei rapporti di lavoro, a cui i provvedimenti della legge di Stabilità non hanno dato sufficienti risposte per avviare percorsi di stabilizzazione del personale precario. Il blocco quasi totale del turn-over da almeno cinque anni ha determinato di fatto una consistente riduzione dei lavoratori pubblici, incidendo sui carichi di lavoro del personale e sulla qualità dei servizi ai cittadini. Infine un accenno alle pensioni. Al 1 gennaio 2013 quelle erogate dall’Inps in provincia di Modena erano complessivamente 229.346, così suddivise: 146.665 pensioni di vecchiaia, 10.741 pensioni di invalidità, 47.217 pensioni ai superstiti, 3.991 pensioni e assegni sociali, 20.732 prestazioni agli invalidi civili. «Il 90 per cento delle pensioni di vecchiaia (quelle da contribuzione da lavoro) ha un importo fino a 2 mila euro lordi mensili, ma di queste ben il 55 per cento non supera i mille euro e il 23 per cento arriva al massimo a 500 euro. Da segnalare, poi, che la pensione media mensile lorda percepita da un uomo è di 1.396 euro, mentre quella – concludono Tania Scacchetti, William Ballotta e Luigi Tollari – di una donna è di 773 euro».

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