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Fuga dall'Emilia-Romagna, dall'inizio della crisi Modena è espatriata

Quasi 9000 emiliano-romagnoli sono espatriati nel 2016 in cerca di lavoro, ma solo 184.000 dal 2008, anno simbolo della crisi economica globale. L'allarme lanciato dal sindacato Ugl: "Numeri spaventosi"

L'anno scorso ben 8.826 persone residenti in Emilia Romagna si sono trasferite all'estero per motivi di lavoro. Una cifra in aumento rispetto a quella di un anno prima. Nel 2015, infatti, erano emigrati dalla nostra regione verso paesi stranieri in 7.600. Un aumento progressivo e inarrestabile dai tempi della crisi economica - anno 2008 - ad oggi, periodo in cui il tasso di disoccupazione nazionale è passato dal 6,7% all’11,9%.

A fornire i dati è Tullia Bevilacqua, segretario generale Ugl dell'Emilia-Romagna, che cita l'ultimo Rapporto Migrantes, che si basa sui dati delle iscrizioni all’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero. Da questi numeri emerge che l’Emilia-Romagna è fra le prime regioni d'Italia - la sesta in particolare, per la seconda volta di fila - per emigrazione dopo Lombardia, Veneto, Sicilia, Lazio e Piemonte. Complessivamente gli "abitanti" dell’Emilia-Romagna iscritti all’Aire sono quasi 184mila, l'equivalente della popolazione modenese.

E' necessario però sottolineare che il dato statistico non può indagare le precise motivazioni dell'espatrio e comprende anche gli italiani nati all’estero da genitori trasferitisi negli anni precedenti. E' perciò verosimile pensare che i numeri del fenomeno migratorio siano tutto sommato inferiori.

Ma il dato inquieta il sindacato Ugl: "Numeri spaventosi: provate ad immaginare la popolazione di una media città della nostra regione che è letteralmente scomparsa, svuotata di giovani soprattutto, ma anche di over quarantenni e cinquantenni che tentano la fortuna all'estero perché in Italia non ci sono più sbocchi lavorativi o perché la vita, fra pressione fiscale e disagio sociale, è diventata insostenibile. Questo è lo scenario di una sconfitta demografica ma anche dell'incapacità dei governi che si sono susseguiti in questi anni di controllare flussi migratori in entrata e in uscita, a tutto discapito di chi in Italia vanta i natali".

Le statistiche confermano che l'emigrazione verso l'estero si sostanzia di personale qualificato, studiosi, ricercatori, giovani di livello alto che vanno all’estero. Persone che possono competere su mercati del lavoro internazionali ad alta specializzazione. Ma nel computo figurano anche giovani che, senza particolari professionalità, si adattano a svolgere qualsiasi tipo di impiego sopportando spesso elevatissimi sacrifici in termini economici e di relazioni sociali, visto che il costo della vita in alcune metropoli europee è davvero altissimo.

"Un fenomeno che ha un costo economico-sociale altissimo. Tutti i Paesi sia a economia avanzata che ad economia emergente cercano di attirare in ogni modo figure professionali qualificate dall’estero. C'è una competizione sfrenata per “accaparrarsi i cervelli" migliori. In Italia accade il contrario: formiamo i giovani e poi facciamo di tutto perché questi se ne vadano oltre frontiera. E' necessario invertire la tendenza e reintrodurre questa tematica nell'agenda del governo e dei partiti forse ancora troppo intenti a condurre quella campagna elettorale permanente che ha gettato il nostro Paese nella realtà di cui stiamo discutendo adesso": lancia l'appello il segretario generale Ugl dell'Emilia-Romagna Tullia Bevilacqua.

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