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"Doppio inganno per il consumatore", prosegue la crociata contro AirBnb

Federalberghi e Confcommercio presentano dati e riflessioni sul fenomeno esploso negli ultimi anni, che a Modena vede un'offerta di 115 alloggi. "E' un'economia virtuale contro una redale: basta bugie"

"Il sommerso di Airbnb: l'economia reale contro l'economia virtuale". Titola così Federalberghi-Confcommercio lanciando oggi, a sua volta, l'allarme sul boom delle stanze private anche in Emilia-Romagna. L'associazione emiliano-romagnola lo definisce "un fenomeno fuori controllo", invocando regole e tributi uguali per tutti cosi' come correggendo qualche leggenda a proposito dei portali in questione, al netto delle "bugie della sharing economy". 

Ecco i dati 2009-2016 segnalati da Confcommercio sugli alloggi offerti via Airbnb in alcuni Comuni dell'Emilia-Romagna: Bologna 1.888, Rimini 470, Ravenna 373, Parma 228, Ferrara 191, Comacchio 175, Modena 155, Cesenatico 115, Reggio Emilia 105, Cervia 104. Aggiornando i numeri allo scorso aprile, Federalberghi precisa: non si tratta di alloggi condivisi ("il 57,40% degli annunci è riferito ad appartamenti interi, in cui non abita nessuno"), non si tratta di attività occasionali ("il 70,88% degli alloggi è in vendita per oltre sei mesi all'anno"), non si tratta di piccoli redditi ("il 48,82% degli annunci è pubblicato da host che gestiscono piu' di un alloggio, ad esempio Bettina 48 alloggi, Massimo 30, Giovanni 30).

Per Federlaberghi mette in luce tutte le criticità: "Innanzitutto non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno e la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno. Sono in sostanza attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi. Non è vero neppure che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali£.

Per l'associazione di categoria ne consegue che il consumatore "è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato".

(fonte DIRE)

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