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Agricoltura. CIA di Modena e Bologna si fondono, un gruppo da 8.000 aziende

Dal 2008 al 2019, complessivamente, la provincia di Bologna ha perso 2.716 aziende agricole (-24,9%, erano 10.908) e quella di Modena 2.043 (-20,64%, erano 9.898). Tuttavia, "non un ettaro di terreno è rimasto incolto: se infatti le imprese si sono ridotte in termini numerici, nel frattempo quelle attive sono diventate piu' grandi". Lo assicurano i vertici di Cia-Agricoltori italiani Emilia centro, la neonata associazione che raggruppa gli agricoltori di riferimento dei territori di Bologna e Modena risultando già la piu' grande d'Italia nel suo genere. La fusione si celebra dunque sui dati (camerali) in merito alle aziende di tutte le associazioni, e anche a quelle non associate, che mostrano l'evoluzione del comparto nell'ultimo decennio denso di crisi, anche se molti giovani in realtà si sono riavvicinati ai campi. 

Gli agricoltori targati Cia di Bologna e Modena, intanto, dopo un passaggio dal notaio il 16 dicembre sono oggi un'unica realtà con oltre 8.000 aziende associate, 60 tra sedi e uffici periferici, 120 lavoratori. Presiede la nuova associazione Marco Bergami, cerealicoltore e già al vertice della associazione provinciale bolognese, mentre come vicepresidente è stato eletto Alberto Notari, già presidente della Cia di Modena. 

Il direttore è Gianni Razzano, a capo inoltre anche della Cia emiliano-romagnola. Tutti premettono che con la fusione "non sono previsti cali di personale o aumenti di tariffe, per le quali in questi anni fra l'altro abbiamo applicato solo l'inflazione programmata", e anzi in prospettiva si programmano ancora investimenti. Tra gli altri numeri, Cia Emilia centro segna un valore della produzione di nove milioni di euro, 900 datori di lavoro che assumono braccianti agricoli, 182.000 euro di contabilità Iva annuale, 202 milioni di volume d'affari. 

In questo quadro la creazione di un'unica entità Cia tra Bologna e Modena, che con 9.200 tessere totali al momento mostra di tenere e anche aumentare sul fronte associativo, consentirà evidentemente diverse economie di scala, con abbattimento dei costi fissi, anche se c'è appunto anche una ragione di contesto: "In una decina d'anni il numero dei soci delle due province ha subito una flessione 'fisiologica', dovuto soprattutto al ricambio generazionale che ha portato un allargamento della maglia poderale di molte imprese", conferma infatti Razzano, aggiungendo piu' in generale: "Il possibile rilancio dell'Italia è legato all'agricoltura e noi in questa regione abbiamo piu' chance di altri, anche se da Expo 2015 tutto il settore è comunque piu' considerato e apprezzato". 

Dunque Cia, prima associazione del comparto nel modenese ma che anche nel bolognese se la gioca, si prepara ad una nuova vita in Emilia confermando la propria presenza in montagna, ad esempio, e annunciando di voler investire in formazione e non solo. Le pratiche di sviluppo rurale seguite segnano un totale investito di 29,3 milioni di euro, con 11,8 milioni di contributi ricevuti su varie voci, nell'ordine giovani, prevenzione sui gas serra, forestazione e spacci. In questi anni Cia ha investito tra le proprie sedi sulle infrastrutture telematiche, ora presenti nei vari uffici. Ad esempio per le domande di contributo nell'ambito della Pac, la politica agricola comunitaria, da anni l'associazione ricorre alle foto satellitari per le misurazioni.

(DIRE)

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