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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Mascherine a 50 cent, "Una beffa per le aziende e la produzione"

Mascherine a 50 centesimi e le pmi della moda soffrono il doppio. Guaitoli (Lapam Moda): “Abbiamo risposto all’appello di produrle e ora il prezzo imposto ci impedisce di lavorare”

“Siamo davvero stupiti per la notizia del prezzo imposto a 50 centesimi per la vendita delle mascherine chirurgiche monouso” commenta così Lapam Moda la decisione comunicata doemnica sera dal Presidente Conte di portare il prezzo delle mascherine chirurgiche  a non più di 50 centesimi. .

Molte aziende del territorio modenese, fa sapere Lapam,  e prevalentemente micro e piccole imprese, nelle scorse settimane avevano raccolto l'accorato appello della Protezione Civile e aveva deciso di convertire le loro produzioni in dispositivi di protezione e tra queste le mascherine, investendo tempo, risorse e mantenendo al lavoro parte delle maestranze e attivi gli impianti. Ora, con l'ordinanza del prezzo imposto dal commissario Arcuri, queste condizioni non possono più sussistere.

“Pur comprendendo che il provvedimento adottato sia finalizzato a evitare spiacevoli speculazioni – Roberto Guaitoli, presidente di Lapam Moda - riteniamo che la cifra indicata, peraltro senza alcuna valutazione analitica dei costi di produzione, non consenta a questa tipologia di strutture di continuare il loro percorso produttivo soprattutto all'interno della piccola impresa, dove la cifra dei 50 centesimi spesso non è nemmeno sufficiente a coprire il mero costo del tessuto, che deve essere di particolare qualità e soprattutto che molte aziende hanno già acquistato e pagato”.

Guaitoli dà voce a tanti piccoli imprenditori del comparto, soprattutto della zona del carpigiano, che hanno accolto la richiesta di produrre mascherine ‘Made in Italy’ per rispondere alla domanda crescente e che si trovano, ora, con un pugno di mosche in mano e con costi già effettuati che non potranno avere alcun ritorno.

“Da una parte – spiega Guaitoli - il rischio è quello di un forte monopolio di mercato da parte di alcuni grandi gruppi industriali e, dall'altro, che, in considerazioni dei grandi numeri periodicamente richiesti di mascherine chirurgiche, in ogni modo si debba arrivare a dipendere da forniture estere, con una ulteriore penalizzazione del prodotto Made in Italy la qual situazione si è già dimostrata particolarmente deleteria per il nostro Paese”.

Lapam Moda mette anche in dubbio la legittimità dell’intervento, che di fatto impone un prezzo per un bene a produzione privata e non per un monopolio pubblico. Guaitoli conclude affermando che  “un’altra strada sarebbe stata quella di un percorso di confronto con i soggetti coinvolti e le loro rappresentanze per attivare convenzioni ed accordi che, non disincentivando la produzione delle piccole imprese, potesse comunque far mantenere un prezzo di accesso abbordabile per il privato. A ciò si aggiunga che, una determinazione di prezzo così bassa, rischia di penalizzare anche quelle piccole imprese, che si stanno ingegnando per produrre mascherine di alta qualità, a più strati e lavabili più volte, che non possono essere paragonate alle chirurgiche monouso e soprattutto non possono essere immesse sul mercato con un termine di paragone fissato a 50 centesimi”.

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